Marzia Migliora si muove nello spazio con tutti i sensi all’erta, spalancati, piccola figura teatrale pronta a percepire ogni variazione, ad immergersi nell’infinito delle memorie e delle paure. Entra negli spazi della Fondazione Merz e non vuole vedere le opere del maestro dell’Arte Povera: le vuole sentire, come le sentirebbe un cieco. Per questo crea tre mappe tattili degli ambienti, un’architettura dei sensi che non ha bisogno di metrature e di altezze, perché l’unica unità di misura è l’uomo, sé stessa, i suoi passi che misurano l’ambiente, percorrendolo, rendendolo vero. Tre mappe tattili che chiama Misurazioni anti-ottiche in omaggio a Merz e che resteranno in modo permanente alla Fondazione, un primo passo per pensare al tema della fruizione museale da parte dei non vedenti.
Migliora s’immagina cieca, e cosa può fare un cieco in una mostra di arte contemporanea? Non può guardare, ma sentire sì. E l’artista torinese sceglie di mettere lo spettatore di fronte alle proprie paure. D’altronde proprio lei ha detto che “i nostri corpi sono fatti di paure” e ha parlato della fragilità come di un segreto da nascondere e serbare. In questa occasione riunisce le fobie che ci assillano, tutte legate alla percezione e ai sensi, e le riporta su una grande parete bianca.
Ecco Tanatosi: 600 fotoceramiche, le stesse usate per le tombe, di cui settantadue riportano scritte, in alfabeto comune e in braille. Sono nomi di fobie, stampate a rilievo, bianco su bianco. Ecco gli spettatori avvicinarsi alle proprie peggiori paure, una parete bianca inquietante e regolare di formelle da morto e fobie.
E poi la Cecità, quella che dà il titolo al romanzo di Josè Saramago, una menomazione che si fa nuova risorsa, perché se la vista viene meno gli altri sensi si acuiscono. È la storia di Anomma, una videoproiezione composta da migliaia di disegni: le mani di un cieco che misurano lo spazio e si trasformano nelle antenne di una formiche cieca, la Anomma Nigricans, mani-antenne perfettamente in grado di percepire il mondo esterno.
Torna il tema della vista, quella che si misura negli studi degli oculisti con i pannelli con le scritte sempre più piccole. Nove lightbox chiamati proprio Test optometrici al posto di lettere in ordine casuale riportano citazioni di grandi autori, da Beckett a Calvino, da Saramago allo stesso Merz, citazioni in cui tornano i temi del vedere e della paura.
Marzia Migliora deve amare molto la letteratura, un riferimento costante nel suo lavoro. Che ritroviamo anche nell’ultima opera esposta Il vuoto ad ogni gradino, una poesia di Montale che l’artista aveva già utilizzato in una precedente installazione. “Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale…”. Montale la dedicò alla moglie, quasi cieca, appena scomparsa. Marzia Migliora l’aveva già tradotta in braille e riportata su un corrimano, ora la scrive in lettere tombali d’acciaio lungo le pareti di una scala.
Poesia e paure, forme pulite ed essenziali per parlare di temi profondi e inquietanti. Tanatosi dialoga perfettamente con le opere di Merz e si configura come un insieme unitario attorno ad alcuni temi ricorrenti: la percezione, il vedere/non vedere, il bianco non colore e simbolo dell’assenza, tutte le paure e la paura più grande, quella della morte, richiamata anche dai materiali impiegati per le installazioni.
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www.marziamigliora.com
paola sereno
mostra visitata l’8 novembre 2006
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la mostra tanatosi continua fino al 28 gennaio 2007!!!! così c'è scritto sul sito della fondazione merz.
e' bello abvere visto la mostra ! i commenti di meraviglia per Migliora. e' triste si meravigliano per cose che fuori sono gia' state fatte molto meglio .
italia paese di copioni e ignoranti un giorno nn vi meraviglierete piu'!
i curatori, i collezionisti, le fondazioni tutti insomma saranno piu' preparati!
e allora saranno guai!