Due mostre per rendere omaggio alla figura di Carlo Mollino (1905/1973), poliedrico architetto e designer torinese. Alla Galleria d’Arte Moderna si può trovare esposta la parte più concreta della sua produzione: dalle auto -tra cui il celebre Bisiluro– agli elementi d’arredo, pezzi che rendono questa mostra unica per la sua completezza. Al Castello di Rivoli è custodito invece il materiale fotografico, un altro settore fondamentale della ricerca molliniana.
Il curatore Fulvio Ferrari sottolinea con toni scherzosi l’ampiezza del materiale raccolto: “li abbiamo torturati: abbiamo ottenuto tutto quello che desideravamo, prestiti davvero impossibili”.
Nelle fotografie che lo ritraggono, il volto di Mollino appare dinamico e scavato: un solitario, caparbio, geniale torinese dall’impronta eroica, veicolo avanguardista del dopoguerra. La mostra inizia con i progetti architettonici: capolavori come il Teatro Regio (1965/73), il Dancing Le Roi Lutrario (1959/60) e -sempre a ritroso nel tempo- la Società Ippica Torinese (1937). Davvero stupefacente il microcosmo del Dancing Le Roi, immaginato come un bosco di ceramica e mosaico; una vera utopia per la discoteca contemporanea.
Seguendo il percorso, vediamo spiccare sempre più la progettazione di interni, fatta di pezzi unici e non riproducibili, come il raro mobile per Casa Orengo, un tavolo a vertebre proveniente dal N.Y. Brooklin Museum. Altro prestito “impossibile” è una scrivania proveniente dal Centre George Pompidou di Parigi.
Si passa infine al Mollino automobilista, pilota di aerei e sciatore. La Gam espone un’auto da record, il Bisiluro, fedele riproduzione di quella con cui nel 1954 partecipò alla 24 Ore di Le Mans, proveniente dal Museo della Scienza di Milano. Di Mollino pilota di aerei si può trovare materiale sufficiente per addentrarsi nei suoi progetti e nelle sue acrobazie, senza dimenticare la passione per lo sci, dichiarata nel libro Introduzione al discesismo.
Al Castello di Rivoli, come dicevamo, è possibile scoprire la sezione fotografica, con documenti inediti provenienti da collezioni italiane ed estere, oltre che dal Museo Casa Mollino. Il corpus è suddiviso in cinque parti: fotomontaggi di architetture e fotografie d’interni; fotografia di stampo surrealista anni ’40; fotografia sullo sci; fotografia della seconda metà degli anni ’50 e infine le polaroid.
Mollino scompare nel ‘73 in seguito ad un infarto, lo stesso male che aveva colpito Marinetti, un male comune a chi arde. La sua figura è un invito al coraggio, all’unità delle arti e alla passione di una ricerca personale e originalissima.
massimiliano brunzin
mostra visitata il 19 settembre 2006
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