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Fino al 7.IX.2014 | GE/14 Altro dalle immagini | Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino

di - 29 Agosto 2014
A quindici anni dalla prima edizione del lontano 1999, alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo si torna a sentir parlare di immagini, per l’esattezza immagini fotografiche e, ancora più nello specifico, immagini che raccontino un’Italia da Nord a Sud, da Guarene all’Etna. Nato con l’intento di raccontare con gli occhi dei giovani rappresentanti italiani dell’arte contemporanea, Altro dalle immagini è un progetto in continuo mutamento che, pur non perdendo di vista il proprio focus formale, sviluppa con cadenza quasi triennale risultati sempre nuovi.

«L’idea originaria di Da Guarene all’Etna era quella di realizzare una mappatura del paesaggio italiano attraverso l’immagine fotografica» racconta Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, presidente della Fondazione. «Il fine di questa indagine era duplice: testimoniare il cambiamento del nostro Paese, e le tante sollecitazioni che la fotografia negli anni ha ricevuto, e onorato, da quanti la ritengono il mezzo più idoneo a raccontare ed evidenziare i mutamenti in atto nella nostra società». Pur con uno sguardo ai grandi maestri del passato che hanno scritto la storia della fotografia italiana – Luigi Ghirri, Gabriele Basilico, Mimmo Jodice – i giovani artisti ospitati alla Fondazione Sandretto raccontano una realtà andando oltre al racconto documentario, pretendendo – come suggerito dal titolo stesso della mostra – di ottenere altro dalle immagini stesse. Claudio Gobbi porta avanti il progetto Armenie ville, cominciato nel 2007 e realizzato scattando immagini di chiese lungo il paesaggio armeno, indagandone le caratteristiche architettoniche rimaste invariate nel tempo. Raccolte come in un atlante della memoria, le immagini selezionate dall’artista ricordano un fondamento, quello della chiesa, che ha da sempre rappresentato la realtà composita del territorio italiano. Ugualmente spinta in territori al di fuori del confine nazionale Eva Frapiccini porta in mostra le immagini scattate lungo il suo periodo di permanenza nel Barhein, dove la democrazia è un concetto ancora molto lontano dall’essere instradato. Il paesaggio raccontato dalla Frapiccini è quello contaminato dalle immagini della propaganda politica, è un collage di tasselli che negano la libertà d’espressione. Le fotografie di Elisa Franceschi, più somiglianti formalmente a quelle dei maestri di cui sopra, raccontano il rapporto dei bambini con i luoghi che li circondano. Le grandi distese di spazi sono spesso realtà degradate o periferiche dello spazio urbano, dunque non adatte esattamente all’età dei soggetti rappresentati che l’artista osserva mentre imparano – forse troppo presto – a relazionarsi con essi.
Francesca Rivetti ed Elisabetta Senesi lavorano in modo diverso sulla dimensione del suono all’interno dell’immagine. La prima racconta il momento dell’entrata in acqua di un gruppo di apneisti, il cui tempo è assolutamente bloccato, fossilizzato. È possibile percepire la manciata di secondi che passano nell’impatto con l’acqua, l’udito che si fa ovattato, il respiro che viene a mancare. La seconda, invece, realizza una performance/installazione nel giardino antistante la Fondazione mettendo in dialogo suoni registrati in vari punti del contesto urbano con immagini di megafoni e strumenti di diffusione sonora, lavorando al limite fra fotografia e fonografia. Tancredi Mangano dipinge per immagini una realtà “da una certa distanza”, quella scattante, veloce, immediata e fuggevole delle fotografie scattate in movimento, dalla propria auto, che insieme costruiscono un puzzle confuso, ma immediatamente riconoscibile nell’immaginario di chiunque abbia mai fatto un lungo viaggio in macchina. Giulia Ticozzi e Paola Pasquaretta seguono un tracciato piuttosto concettuale nei propri lavori. L’una accompagna con le parole le immagini, che porta l’occhio a spostarsi continuamente da quello che è scritto e quello che è rappresentato. Una cosa descrive l’altra e le due non sono dissolubili, spingendo il visitatore a riflettere sull’atto del guardare. L’altra aggiunge alle rappresentazioni fotografiche dei vulcani le piccole realizzazioni scultoree in sapone. Lavorando su una ricerca formale – in continua evoluzione per le sculture e fissa nelle immagini – l’arista riflette sull’idea di realtà e sua rappresentazione. Per Bruno Pulici la famiglia si fa luogo di rappresentazione del reale, di testimonianza del cambiamento. Con un progetto cominciato per la sua stretta vicinanza al mondo del disagio psichico, l’artista delinea quello spazio astratto che dovrebbe essere fonte di sicurezza e intimità, ricco spesso di contraddizioni nascoste agli sguardi esterni. Valeria Sommariva sceglie il tempo lento e silenzioso del video, che ricalca gesti e atteggiamenti ripetuti. In Vetro (2013) l’artista analizza le possibili relazioni fra carcerati, divisi fra uomini e donne in reparti diversi, raccontandone l’alfabeto segreto di gesti e attenzioni celate dietro la semplice pulizia di un vetro, ultimo baluardo di comunicazione da una finestra all’altra. L’incedere lento de L’equilibrista è quello tipico dell’intero genere umano, indeciso fra scelte giuste e sbagliate, nel tentativo continuo di fare in modo che i due pesi si equivalgano per non dover cadere nella temuta legge del contrappasso.
A fare da sottofondo alle opere in mostra c’è A due Passi, brano ad opera di Antonello Aloise e Riccardo Di Gianni, vincitori del concorso SoundrArt e premiati da una giuria di esperti.
Alessandra Caldarelli
mostra visitata il 17 luglio
Dal 21 maggio al 7 settembre 2014
GE/14 Altro dalle immagini
Elisa Franceschi, Eva Frapiccini, Claudio Gobbi, Tancredi Mangano, Paola Pasquaretta, Bruno Pulici, Francesca Rivetti, Elisabetta Senesi, Valentina Sommariva, Giulia Ticozzi
Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
Via Modane, 16 – Torino
Orari: giovedì 20.00 – 23.00 (ingresso libero), venerdì-domenica 12.00 – 19.00

Nata a Roma nel 1988, consegue la laurea magistrale in Storia dell'Arte nel 2012 presso Università degli Studi di Roma La Sapienza. Dopo aver fatto diverse esperienze nel campo, dalla didattica e mediazione presso il MAXXI all'esperienza in galleria tra Roma (1/9unosunove) e Parigi (Galerie Antoine Levi), nel 2014 è assistente al coordinamento delle gallerie partecipanti ad Artissima a Torino. Oggi si sta formando per diventare Registrar. Collabora con Exibart dal 2012 e da un anno anche con INSIDE ART. Scrivere è da sempre la sua passione.

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