Nel ‘49 Randall Morgan, originario di Knightstown (Indiana), decise di trasferirsi definitivamente in Italia, dopo aver subìto il fascino del Bel Paese durante un viaggio di lavoro fatto poco tempo prima. Da allora vive in vari luoghi della “Divina Costiera”, meta preferita di molti artisti, da Turner a Mirò, dipingendone il cielo e il mare sugli sfondi delle sue nature morte. I quadri rievocano sicuramente l’iconografia di Giorgio Morandi, ma, a differenza di quest’ultimo, i suoi oggetti non hanno la stessa aura sacrale e non sono circondati da atmosfere polverose e velate. Tutt’altro. Qui è la luce che genera le ciotole, i vasi, i frutti e i fiori e li rende tali nella loro compattezza: ne mostra la trasparenza, il luccichìo, le nervature e le rugosità. Tutto quello che Morgan dipinge è generato dalla luce e immerso nella luce, che penetrando le superfici va al di là dello spazio rappresento conferendo un senso di ampiezza e ariosità.
La sua pittura, mossa e vibrante, ben lontana dalla piatta pennellata iperrealista, rende magistralmente lo splendore del paesaggio mediterraneo, pur immortalandone perlopiù il cielo, talvolta di un azzurro nitido talvolta di un’opalescenza abbagliante, ma mai uguale. Gli oggetti vengono tagliati da inquadrature che sottolineano un’attenzione per il particolare e un’avidità del vedere tesa alla creazione di un mondo dove a far da padrone è sempre la luce.
Dove la visuale si ravvicina, i contorni riacquistano nitidezza proprio come avviene nella comune percezione visiva, e trame più o meno fitte consentono all’artista di ottenere un’infinità di varianti tonali. I riflessi baluginanti giocano in un’atmosfera calma e rassicurante, come sospesa nel tempo.
Mediterraneo, quadro del 1988, è uno scorcio che si distacca stilisticamente dagli altri per le campiture piane e la precisione fotografica. I colori netti e le forme decise focalizzano l’attenzione sulla maestria della resa più che sul rapporto con lo spazio circostante. Unico quadro in mostra assai antecedente -sono tutti datati tra l’88 e il ’92- è La collina, del 1978. Il dipinto evoca le suggestive tele campestri di François Millet, dal realismo asciutto e spontaneo, perfettamente vicine alla realtà del paesaggio immortalato. La collina soleggiata, con i suoi pini mediterranei e i suoi steli d’erba bruciacchiati è resa con maestria iperrealista almeno quanto quel muretto bianco in primo piano con le sue crepature e il suo vaso eroso dal tempo.
monica trigona
mostra visitata il 30 marzo 2004
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