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show: sotto i riflettori c’è Paolo
Grassino (Torino, 1967), che al castello della “cinta” torinese era già
stato cooptato nel team della mostra inaugurale. Un’antologica non particolarmente
corposa e forse proprio per questo riuscita, che sceglie la via esemplificativa
e si giova spesso di posizionamenti strategici en plein air.
Curiosa
l’assonanza tra Rivalta e Rivolta, opera
esposta pochi mesi fa da Persano e qui riproposta: un pilone di cemento, traforato
da una scritta rovesciata, che però non è – precisava all’epoca l’autore – un’esortazione
alla ribellione di massa, quanto un invito a cambiare prospettiva.
Eppure la
contestazione serpeggia in tutto il lavoro dell’artista, sotto forma di un’opposizione
costruttiva (anche in senso letterale) che rivendica ed esalta la dignità del
mestiere e della fatica, con “parole” grezze ma chiare concretizzate nei
materiali da cantiere (il cemento, le tubature arancioni che “abbracciano” l’ingresso
come rampicanti, gli scarti industriali riassemblati secondo un’estetica monumentale);
o nelle mani forti e nei volti duri dei “vicini
di casa” – suoi come di chiunque -, clandestini che rovistano tra le macerie di
un ex stabilimento Fiat in un video dove la
poetica neorealista viene ripulita di certe incrostazioni pietistiche e
populiste.
L’ottica di Grassino appare quella di un
convinto umanista, ruvido e senza retorica, per cui l’homo è mensura dello
spazio e leitmotiv iconografico, collante che tutto assorbe e tutto rilascia (Travasi), oggetto di metamorfosi
naturali (Zero) e manipolazioni
artificiali (un cuore gigante, il Respiro
che esala dai woofer nella raccolta cappelletta).
Indovinato, si diceva, l’allestimento; in più, la collocazione
all’aperto, rispetto a quella in galleria, valorizza alcune sculture, come la
riproduzione in scala del muro di Gaza che, “sfondata” dal tetro motto Lavoro rende liberi, lascia filtrare ben
più di uno spiraglio di luce; o (ancora un détournement
giocoso e tagliente) gli arazzi di neoprene con scene di caccia secondo i
dettami cortesi, ma indubbiamente “fuori contesto” in quanto al materiale.
Palcoscenici aristocratici per un artista operaio, responsabilmente
radicale e sanamente arrabbiato, che si dissemina nei corpi contorti del Branco e nel lapidario, scarno e muto
linguaggio della produzione recente. Fino a erompere nella Madre, vena corallina che sgorga nel torrione in fondo al giardino,
spazio sempre efficace e suggestivo. Sanguigna cristallizzazione di un impeto
in progress, tentazione tattile a lasciarsi travolgere senza riserve da un quid tirannico eppure irresistibile.
Personale
da Persano
anita
pepe
mostra visitata il 2 ottobre 2010
dal 2 ottobre al 7 novembre 2010
Paolo Grassino –
2000… 2010
a cura
di Alessandro Demma
Castello
Via Orsini, 7 – 10040 Rivalta (TO)
Orario: da mercoledì a venerdì ore 15-19; sabato e domenica ore 10-19
Ingresso libero
Catalogo Skira
Info: tel. +39 011904555; comunicazione@comune.rivalta.to.it
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