Viaggiano in America e in Europa e tornano in patria con l’obiettivo di scuotere Cuba dal suo immobilismo politico e sociale. Per immergerla nella modernità, ribellandosi al conservatorismo imperante. I pittori che tra gli anni ‘20 e ‘40 vanno a formare l’avanguardia artistica cubana oscillano tra due poli opposti: la fascinazione per le avanguardie e i movimenti artistici che animano l’Europa e la celebrazione della propria identità nazionale. I soggetti scelti sono spesso quelli della vita quotidiana, in particolare donne e contadini.
Le donne al centro del primo nucleo di dipinti in mostra non hanno nulla di esotico e sono ben lontane dal nostro stereotipo di sensualità carnale e sfrenata: sembrano piuttosto placide e austere, sedute in un parco con lo sguardo distante (René Portocarrero, Mujer en el Parque, 1941) o solide e massicce come nella tradizione pittorica messicana (Mariano Rodriguez, Retrato de Zora, 1937). Cambia registro invece Carlos Enriquez, puntualmente censurato per i suoi quadri di trasgressiva sensualità che vedono protagoniste donne-ninfe, trasparenti e impudiche.
Per rappresentare la vita sociale e l’identità culturale di Cuba i pittori dell’avanguardia scelgono principalmente il tema della campagna e del mondo contadino; il lavoro nei campi è al centro di tele dai colori accesi e dal tratto vagamente naif. Stupisce come, in un’isola caraibica, nessun pittore dipinga il mare, mentre nella rappresentazione della città assumono importanza i riferimenti al passato coloniale. Lo stile cambia con Wilfredo Lam, i cui trascorsi in Spagna e in Francia sono visibili nelle influenze surrealiste e soprattutto cubiste.
Anche Amalia Pelaez vive a Parigi e New York, dove entra in contatto con il cubismo e con l’opera di Matisse, che uniti ad elementi tipici dello spirito nazionale cubano andranno a creare il suo stile personale: gli spessi contorni neri associati ai colori esuberanti e accesi dei Caraibi creano nature morte nelle quali spiccano i fiori e i frutti della sua terra.
Si arriva ad una pittura davvero politica e di denuncia solo con la figura di Marcelo Pogolotti, al quale è riservato il terzo nucleo della mostra dopo quelli dedicati alla figura femminile e all’identità culturale. È lui l’iniziatore della corrente sociale nella pittura cubana, con i disegni della serie Nuestro Tempo (1930-31). Diverse forme espressive, dal disegno quasi vignettistico alla pittura, sono messe a
Ci vorranno ancora anni e molti cambiamenti per passare dalle teste basse dei lavoratori di Pogolotti al volto eroico del simbolo di tutte le ribellioni, quel Che Guevara che guarda senza paura al futuro rivoluzionario immortalato in una fotografia di Alberto Korda nel 1960 e poi regalata all’editore Giangiacomo Feltrinelli. Le sale storiche di Palazzo Bricherasio ospitano, in contemporanea alla mostra sulle avanguardie, Alberto Korda fotografo a Cuba, una retrospettiva di 40 fotografie del fotografo ufficiale della rivoluzione cubana, capace di cogliere la dimensione più umana e meno retorica della dittatura.
paola sereno
mostra visitata il 14 luglio 2006
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Che mostra esotica! Per un pubblico esotico!!
Palazzo Bricherasio sempre meglio... chiderlo!!