“E’ la mia reazione a quello che vedo…una specie di catarsi…trovo roba abbandonata che non vedo come spazzatura perché è talmente prossima alla vita della gente che in qualche modo si carica di significato”.
Con queste parole Nari Ward giamaicano di nascita e newyorkese d’adozione, descrive il suo lavoro di spigolatore, cacciatore di “rifiuti”, da considerare, questi ultimi secondo un’accezione buona, vale a dire ricordi, pezzi della vita di qualcuno a cui l’artista dà nuova linfa rimodellandoli nell’opera d’arte.
La nuova mostra del ciclo Avvistamenti si intitola “Attractive Nuisance”, ossimoro significante la seduzione verso l’opera e il disgusto o il disagio per il materiale usato per realizzarle. Perché Nari Ward adotta materiali inusuali per riprodurre la realtà nella quale è vissuto, stimolando l’osservatore a confrontarsi con questa realtà e porsi degli interrogativi su ciò che normalmente non attrae la sua attenzione.
Si viene, così, introdotti in un ambiente che colpisce da subito per il forte odore di sale misto a pesce, il quale proviene da una sorta di serra caratterizzata da un pavimento costruito con scaglie di stoccafisso, pareti decorate da più riproduzioni della Madonna con il bambino, simbolo delle icone occidentali che si contrappongono ad un soffitto dal quale scendono come grappoli d’uva banane, rappresentanti dei più semplici e gustosi frutti caraibici.
Allontanandosi da questo santuario delle culture si passa ad una sala interamente occupata da quindici metri di filo spinato a lame – Serpent – arricchito all’inizio del suo percorso da pezzi di stoffa colorata e poi lasciato libero di invadere lo spazio in un vortice roteante che personalmente mi rammenta i grandi carceri, i campi di prigionia e tutto ciò che limita la libertà dell’uomo. Un’immagine che difficilmente si riesce ad allontanare…e che ritorna, sotto altra forma, nel Shodow Garden – Giardino d’ombre, ovvero un tappeto di piccoli vulcani che racchiudono, ognuno nel proprio cratere una scarpa coperta dalla cera, immagine silenziosa di corpi in movimento.
Il viaggio tra le opere che Ward ha realizzato appositamente per la GAM si conclude con una sala dedicata, in un certo senso, alla natura – Waiting Tree – Alberi in attesa. Tronchi d’alberi di Natale recuperati dalla strada e quindi bruciati ricoperti da catrame e cosparsi di sale; questi oggetti, provenienti da un incerto futuro, si accompagnano con pacchetti di lenzuola e con una scultura, anch’essa creata con un tronco d’albero e con le “gambe” di legno presumibilmente d’una ricca sedia che danno l’idea d’un leone ferito. Un’opera che “rappresenta il dilemma di cosa in noi è determinato geneticamente e cosa invece è condizionato dall’ambiente culturale circostante”.
“Credo che la lingua sia molto primitiva rispetto alla complessità delle emozioni che cerca di descrivere” e, se riuscissimo a esprimerci con le immagini e i materiali in cui dimorano le nostre emozioni, il risultato sarebbe molto più efficace”. Nari Ward
Federica De Maria
vista il 21 luglio 2001
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Complimenti alla simpatia e al lavoro di questo artista che, sfiorando temi all'apparenza banali e triti come riciclaggio e i rifiuti, visto ad 'Arte all'Arte' mi ha favorevolmente impressionato.