Pier Giorgio Bar (Susa, Torino, 1953) è un pittore solerte, eclettico, che riesce a trasferire l’essenza della vita in ogni composizione. Nella sua prima personale sono raccolte quasi cinquanta opere realizzate in un breve arco di temporale, dal 2008 al 2009. Lavori che si distaccano dal filone creativo che aveva caratterizzato i dipinti del passato, tutti irrimediabilmente distrutti nella tragica alluvione del 2000.
Dopo la morte, realizzata in seguito alla scomparsa del padre, avvia al nuovo
modus operandi. È un’opera dipinta con le dita, pervasa da un’intensa tensione emotiva, che si evince nelle linee verticali tracciate con patos. Solchi che si stemperano nelle forme sinuose, percepibili oltre la stratificazione del monocromo color oro.
L’artista compie in tutte le sue tele una profonda indagine sociale. Fra gli astratti,
Reticolato con palle simboleggia il filo spinato che sottende all’imposizione che incombe sull’umanità;
una imposizione politica, sociale, esistenziale. Le forme lasciano però intravedere la possibilità di eludere l’occlusione.
Nelle serie
Disgregazione, gli esseri umani vengono letteralmente scomposti. In
Disgregazione con uomo, il soggetto è inghiottito dagli ingranaggi, metafora del tempo e della società. Il corpo è tuttavia ricoperto da una possente armatura, a simboleggiare la possibilità di una riemersione. In
Disgregazione con donna senza volto, lo sguardo è pervaso da una suadente armonia. Se si osserva l’opera frontalmente, la figura pare avvolta da un kimono, che lascia trasparire la femminilità dalle tenui tinte. Dall’alto, invece, si scorgono degli appezzamenti di terreno, apparentemente anonimi. Fra questi, tre vergini lasciano presagire la potenzialità della vita.
D’impatto i grattacieli, che divengono una sorta di panopticon, emblema del potere e del controllo sull’uomo. L’artista non dipinge mai la parte sottostante delle metropoli, descrivendo città prive di esistenza, o come se quest’ultima fosse relegata ai margini. Nelle
Urbe il confronto fra passato e presente è enfatizzato dallo sfondo rosso, dal sapore rugginoso del sangue. Le arene simboleggiano la lotta impari e la vittoria del più forte. Gloria effimera, sterile, che si erge indifferente sulle sofferenze del mondo. In alcune tele compaiono infine eterei fantasmi, elaborazioni di un inconscio che lavora a pieno ritmo.
Nelle pennellate di Bar, nette e incisive, si leggono le pieghe nascoste della contemporaneità, in cui ci si può addentrare come in una selva di sentieri ininterrotti.