Ormai si è vista un po’ dappertutto l’opera digitale
Last riot (2007) del noto collettivo russo di videoartisti, di casa a Mosca, formatosi nel 1987 e dal ‘95 arricchitosi della collaborazione con il fotografo Fridkes, dando così origine agli attuali
AES+F (
Tatiana Arzamasova,
Lev Evzovich,
Evgeny Svyatsky +
Vladimir Fridkes).
Nonostante ciò, il video in 3d (disegno animato mischiato a fotografie), transitato nell’arco di pochi mesi dal padiglione della Russia alla 52esima Biennale di Venezia al Macro di Roma, senza dimenticare l’incursione novembrina nella galleria Marco Noire, si guarda sempre con rinnovato interesse. Soprattutto ora che può tornare a sfogare tutta la sua dimensione epica -sottolineata dalla musica di Wagner, usata nella colonna sonora in maniera distorta e contaminata- nel nuovo, ampio spazio espositivo di Noire, ricavato in un ex magazzino-loft della periferia industriale di Torino. Un bel passo avanti rispetto ai sacrifici visivi imposti dalle ristrettezze ambientali dell’ex officina da elettrauto, adibita a vetrina artistica, dal medesimo gallerista torinese, seppur nella centrale via Mazzini, ai tempi di
Artissima14.
A proposito della sua capacità di non stancare l’osservatore,
forse la ragione va cercata nel fatto che il video
Last riot contiene in sé un concetto di durata e valori universali che vanno al di là dell’apparenza patinata ed effimera, da consumata rivista di moda, rendendo immortale tutto il patrimonio di contenuti nascosto al suo interno. Immortale come la condizione dei suoi stessi protagonisti, eternamente giovani e combattenti all’
ultimo scontro, sorpresi da stacchi di macchina sempre più ravvicinati nell’atto perennemente incompiuto di sottoporre i propri simili a una carneficina di massa, ma dai toni esangui. Come senza sangue è, del resto, la generale apatia che pervade ogni singolo gesto, ripetuto, meccanico, studiato fino a sfiorare la maniera, mentre sullo sfondo gli aerei, i treni e le macchine, in un sussulto di vitalismo quasi più umano dei soggetti ripresi in primo piano, si suicidano e muoiono, hanno insomma una fine.
Il manierismo, esaltato nel ciclo di fotografie che completano la serie di
Last riot 2, è proprio il riferimento più lampante, con le sue pose leziose e i suoi colori pastellati, anche se da alcune dichiarazioni degli stessi artisti risulta una maggiore predilizione per il barocco. Ma proprio in quanto espressione artistica della crisi che a metà del Cinquecento colpì l’Europa, investendo insieme la vita politica, quella economica e quella intellettuale, il manierismo, con il suo portato di ribellismo tutto interno e cerebrale, è lo stile più corretto da ravvisare nel rigido formalismo catturato in queste foto. Dove ogni figura umana, dai contorni ben delineati, si staglia isolata, pur nella composizione d’insieme, su un fondale d’immagini tratte dal mondo del virtuale.
Una condizione di estrema attualità, in cui bellezza estetica che ipnotizza fa rima con inappetenza emotiva e vede ciascun essere vivere nella solitudine della propria impotenza.
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Bravo Noire, uno dei pochi galleristi seri, che ha costruito con grandi artisti come Rios e Masbedo un nuovo percorso nel video.Complimenti
Non sono d'accordo su quanto espresso dal precedente annuncio.
L'evento dovrebbe terminare il 9 giugno, provate a contattare la galleria e chiedere di poter visitare la mostra, vi diranno che non possono, che hanno troppi impegni, di provare a richiamare un'altra volta ecc.
Mi domando, in quanto galleristi non dovrebbero promuovere degli artisti con il fine di vendere le loro opere ?!
Se a loro non interessa vendere, c'è sicuramente qualcuno disposto a farlo, peccato dover andare ad acquistare all'estero.
Wave, edy