Casa Toesca racchiude in uno scrigno le tele dei pittori che hanno operato a Torino dal 1920 al 1940; opere sussurrate di un ventennio tortuoso e rappresentativo. L’avvento dei regimi e lo scoppio della Seconda guerra mondiale non hanno tuttavia scalfito la volontà d’esprimersi degli artisti della metropoli.
Nelle loro produzioni, la traccia del tragico traspare nel clima familiare, sereno e quieto, che suscita un confortante calore interiore. Si è inebriati dai toni intimi delle pennellate che avvolgono e trasportano all’interno di un mondo fatto d’istanti semplici, accomunati dalla medesima traccia narrativa: l’ambiente domestico. Nella
Colazione di
Daphne Maugham, la tavola imbandita è al tempo stesso sobria. Le vettovaglie sono posate su un vassoio; in primo piano, una donna di spalle è assorta nella lettura. Diviene tattile il profumo del caffè fumante, che invita a entrare nella stanza accogliente, colma di oggetti consueti, che carpiscono l’animo e lo immergono in una dimensione conosciuta.
Lo stesso silenzio albera l’
Interno di
Gigi Chessa.
Ancora una donna assorta nella lettura conduce in un ambiente familiare. Un’altra stanza in cui addentrarsi e assaporare momenti quieti di gesti quotidiani. La scacchiera sulla tavola, una ciotola estremamente realistica, le tende che offrono allo sguardo l’armonia di vellutati colori. La finestra avvolta in un gioco di riflessi e luci, in cui si scorge la città in lontananza.
L’incontro di
Cino Bozzetti conduce invece nel mondo contadino caro all’autore, fatto dei colori caldi della terra. Un quadro in cui emerge la fidatezza di cui parla Martin Heidegger nell’
Origine dell’opera d’arte. Anche le nature morte dei pittori torinesi brulicano di esistenza: come non percepire nelle
Arance di
Nicola Galante quel calore che emerge e riscalda?
La stessa armonia pervade i ritratti. Nel
Padre di
Nella Marchesini, i tratti spigolosi del volto sono resi armonici da morbide linee pittoriche. Sublime
Felice Casorati in
Studio per ritratto di Renato Gualino. Le foglie in secondo piano acquisiscono corposità e creano un contrasto notevole con la figura. Il ragazzo è colto in una postura rigida e austera, e sorprende lo sguardo gelido e penetrante. La composizione è stemprata dalla luminescenza dei colori. Riferimenti pittorici che riconducono a
Piero della Francesca. La “scuola” di Casorati ha prodotto una fucina di artisti di talento che hanno saputo esprimersi attraverso personali poetiche interiori, interpretando la realtà con una mentalità aperta al fluire delle correnti europee.
La rivoluzione delle piccole cose è “
una passeggiata estetica” allietata dagli scritti dei “
cantori della modernità europea”. Le frasi di
Enrico Paulucci gettano luce sull’esperienza pittorica dei Sei di Torino ed evidenziano il fil rouge che unisce questi artisti: “
Le scelte fatte allora, differenti per ciascuno di noi, significavano un rifiuto delle posizioni particolari e della disintegrazione e delle subordinazioni ideologiche; e indicavano un tentativo di esaurire nell’arte tutta la nostra realtà”.