‘Riverrun’ è il neologismo con cui James
Joyce apriva Finnegans Wake. Estremo, visionario, impervio capolavoro della maturità,
work in progress per antonomasia. Come a dire: dentro quel ‘riverrun’
coesistono l’alfa e l’omega di una ricerca costata anni di fatiche, dubbi,
lacerazioni, conflitti.
Non
è però questa pretesa di sintesi e comprensione universale ad aver spinto John
F. Simon jr.
(Louisiana, 1963; vive a New York) a “rubare” il vocabolo allo scrittore
irlandese per intitolare la sua personale. Piuttosto, la suggestione del
concetto di flusso, l’idea del divenire e del caso che contraddistinguono la
sua art,
‘net’ e similari.
Prolifico
disegnatore e realizzatore di gouache, e al contempo elaboratore di processi informatici,
l’americano propone i diversi risultati dell’interazione fra il gesto manuale e
le codifiche elettroniche da lui stesso compilate, innescando un iter creativo di
cui però non può controllare l’esito finale, demandato all’arbitrio del
computer.
Più
concretamente “fisiche”, le sculture – che formalmente ricalcano la tradizione
astrattista, Hans Arp in testa – sono in realtà prodotti CAD-CAM “intagliati” dalla
macchina in base alle indicazioni dell’autore.
Lo
stesso accade nel corpus di opere “pittoriche” randomizzate, dove la variabile
aleatoria s’intromette nelle leggi dei numeri, scaturendo in un variopinto
decorativismo le cui geometrie e simmetrie non sono regola fissa e ricercata,
ma apparizioni a sorpresa, reinventate dal plotter o da strumenti analoghi a
quelli dei comuni programmi di computer graphic.
L’imprevedibilità
della tecnologia generativa si moltiplica in modo esponenziale in Endless
Bounty, dove la
catena società-consumo-design viene analizzata partendo dall’immagine
dell’Empire State Building sezionata in cinque fasce orizzontali che, ruotando
sul proprio asse, mostrano una moltitudine di oggetti tratti dalla recente
storia industriale, con vaghi riferimenti all’Oil Dependence contemporanea, o
di motivi esornativi: l’avvicendarsi di combinazioni, colori e disegni anche
questo del tutto accidentale, mai uguale e potenzialmente infinito, riesce a
calamitare l’attenzione dello spettatore.
La
serialità dei movimenti penetra pure il complesso rapporto tra umano e cyber in
videoinstallazioni come The kiss, dove lo scambio di effusioni viene simboleggiato dalla
vorticosa danza del rosso e del blu, scambio alternato di yin e yang, più che pura epistemologia
meccanicistica dell’amore.
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L’artista
alla Colleizone Maramotti
anita
pepe
mostra
visitata il 6 marzo 2010
dal 6 marzo al primo maggio 2010
John
F. Simon jr. – Riverrun
a cura di Nadia Stepanova
Galleria Glance
Via San Massimo 45 (Borgo Nuovo) – 10123 Torino
Orario: da martedì a sabato ore 15.30-19.30 o su appuntamento
Ingresso libero
Info: mob. +39 3489249217; info@galleriaglance.com;
www.galleriaglance.com
[exibart]
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