La contaminazione, quella autenticamente capace di preservare le singole identità senza annullarle in un magma indistinto, anzi esaltandole, è quanto di più interessante possa offrire una proposta artistica che si riveli tale. Cioè in grado di sfruttare le potenzialità ancora inespresse dell’esistente, senza pretese di chissà quali innovazioni sul piano tecnico, al di là di ogni ideologica ricerca del nuovo. Ad esempio l’uso della tecnologia più semplice, prestata alla pittura più tradizionale, quando la si utilizzi per aumentarne la natura emozionale e nel contempo aiutarla a ridefinire il proprio ruolo, in relazione al suo smaterializzarsi nel supporto mediatico.
È ciò che succede nella mostra
aQua e altre storie della pittrice
Anna Madia (Torino, 1976), recentemente finalista al
BP Portrait Award presso la prestigiosa sede della National Portrait Gallery di Londra. Una mostra, dunque, dove l’interazione delle sue tele con l’installazione audio-video dell’artista digitale
Andrea Pontillo a.k.a.
Illo2 (Torino, 1978) conduce verso un dialogo illuminante per entrambi. Fatto di reciproche suggestioni visive e soluzioni operative esercitate in totale autonomia.
I soggetti femminili prediletti da Madia, una volta catturati e scansionati, si rivelano in tutta la loro nudità spirituale di figure evanescenti e perennemente irrisolte, abituate come sono a specchiarsi l’una nell’altra.
Il cui potenziale emotivo sembra realizzarsi solamente nel fluire delle loro stesse immagini, videoproiettate sulla superficie di una vasca di vetro piena d’acqua e autosonorizzante. “
Sono state applicate due casse acustiche prive di diaframma”, spiega il videoartista, “
con l’intento di propagare il suono, precedentemente campionato, tramite la vasca”. Il risultato ottenuto? Lievi oscillazioni della “cassa di vetro” che, nel produrre onde sull’acqua, sono giunte a “velare” le immagini proiettate “
in una sorta di proto-vjing alla Giacomo Verde”, l’artista napoletano fautore di un uso etico e politico delle tecnologie, che per primo ha coniato questo termine per indicare le “dissolvenze incrociate” di materiali video con oggetti vari.
Con questo tipo di allestimento, che si avvale per la prima volta della collaborazione di Illo2, Madia vuole dunque sondare aspetti inediti del proprio fare arte, abituato alla solitudine e all’intimità dell’atto pittorico, in direzione di una maggiore apertura nei confronti della realtà circostante. Dove le sue tante giovani donne, dall’aria spesso immatura e ingenua, e ritratte nel chiuso di una stanza, con piglio fotografico, potrebbero forse gettarsi. Con la precisa idea di crescere, una volta per tutte.