È vero che se volessimo festeggiare i dieci anni dell’attività espositiva della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo per l’Arte negli spazi torinesi di via Modane dovremmo aspettare il 2012. Ma in realtà la Fondazione è giunta al decennale già nel 2005, e per vari motivi. In primo luogo, perché il 6 aprile venne firmato l’atto costitutivo della stessa. Ma ancor più per la ragione che in quell’anno Patrizia Sandretto Re Rebaudengo incontrò Francesco Bonami, autentico volano dell’arte contemporanea non solo nostrana. Sino ad allora l’impegno nell’arte di Patrizia Sandretto era consistito in particolar modo nel sostenere alcuni giovani artisti italiani con la propria collezione privata, che comporta alcuni altri filoni: arte inglese e statunitense (specie losangelina), fotografia e creazione femminile.
L’attività della Fondazione inizia dunque con la mostra fotografica Campo 95 alle Corderie dell’Arsenale per i cent’anni della Biennale, poi iniziano le produzioni e coproduzioni in giro per il mondo, da Tokyo a Madrid. Il 1997 è l’anno dell’inaugurazione della prima sede della Fondazione, nel cuneese, a Guarene d’Alba, nel palazzo settecentesco della famiglia Re Rebaudengo. La prima mostra fu Guarene Arte 97, e da allora il palazzo ospita il Premio Regione Piemonte.
Ma la vera e propria svolta risale al settembre del 2002, quando viene aperta al pubblico la kunsthalle torinese. L’edificio sorge in un’area popolare, Borgo San Paolo, caratterizzato da un intenso passato produttivo, precisamente dove sorgevano alcuni impianti della Fergat. L’architetto Claudio Silvestrin firma per SB Tiez & Partners il progetto selezionato e alle spalle ha già realizzazioni importanti, dallo Spazio Pitti Discovery a Firenze alle gallerie londinesi White Cube e Victoria Miro (quest’ultima con sede anche a Firenze), oltre a numerose boutique di Giorgio Armani. L’impostazione minimale e da puro contenitore funzionale si rinnova quindi a Torino, con un candido capannone rivestito in pietra calcarea alto 9 metri e lungo 130.
Secondo le sue stesse parole, “l’edificio […] si manifesta alla città in forma longitudinale e silenziosa richamando “l’essere” senza tempo dell’architettura solida e semplice, chiara e rigorosa”. Lo spazio espositivo di 3.500 mq viene in alcune occasioni frazionato per accogliere eventi che necessitano di una maggior articolazione delle aree; così, per esempio, il gruppo Cliostraat, coordinato da Corrado Levi, è intervenuto in occasione dell’antologica di Carol Rama. Oltre a una project-video room, all’area adibita all’attività didattica e all’auditorium, vanno segnalati alcuni altri spazi-attività che a Torino hanno segnato una svolta importante. In primo luogo il bookshop, dove si trovano cataloghi e riviste straniere spesso difficilmente reperibili. Inoltre, aldilà del ristorante Spazio che ospita l’intervento di Amedeo Martegani, la caffetteria riesce a coinvolgere dalla colazione all’aperitivo-club con djing e vjing, anche grazie al design su pareti e soffitto di Rudolf Stingel.
Quanto alla programmazione, in questi giorni si conclude la personale dell’astigiano Diego Perrone e il 22 marzo inaugura la mostra dedicata a Stefano Arienti, iniziativa collegata a una serie di incontri dedicati all’artista che vedranno la partecipazione di Angela Vettese, Giorgio Verzotti e Carolyn Christov Bakargiev. Riprenderà probabilmente nei prossimi mesi la rassegna dedicata al cinema d’artista Visioni in viaggio, curata da Emanuela De Cecco. Ma l’apogeo dell’(auto)celebrazione sarà il 30 maggio, quando inaugurerà la rassegna Bidibidobidiboo. La Collezione Sandretto Re Rebaudengo per i dieci anni della Fondazione curata da Bonami. Il tutto negli spazi della Fondazione sia a Torino che a Guarene, nonché in un’altra sede a sorpresa che ospiterà la sezione video.
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marco enrico giacomelli
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Permettimi solo una piccola rettifica a tutte le sacrosante verità che hai detto Gianluca, il curatore è quello della Fondazione, l'esimio professor bonami assistito dall'istinto infallibile della Signora...
da due anni emezzo la fondazione ha aperto lo spazio a torino, con grande retorica sulla necessità di promuovere gli artisti itlianai "spesso più bravi dei loro colleghi stranieri, ma con minori possibilità espositive". ci sono voluti 2 anni e mezzo per arrivare a fare la mostra di un giovane italiano con la mostra di diego perrone... e di coetanei starnieri neanche l'ombra... in compenso una mostra comprata dagli stati uniti, un'altra di carol rama, un'esposizione di lavori di donne senza neanche un curatore, tipo show room di telemarket, tra cui molti lavori della presidente, e tra poco di nuovo i lavori della sandretto stessa.
è difficile immaginare una pochezza maggiore di idee e progettualità. ci sono gli estremi per parlare di disastro. e da torinese fa amarezza dirlo.