L’arte esce dal supporto che la imprigiona per scavalcare la linea della rappresentazione ed entrare nell’esistenza. In tutti i suoi aspetti più problematici, l’azione performativa si pone sempre come strumento d’avanguardia capace di portare all’esaurimento i più consolidati schemi spettacolari e di fruizione artistica. Da questo svuotamento, le radici di soluzioni future possono riattecchire, attingendo nutrimento da momenti di interazione tra artisti e pubblico. Questa attività congiunta dà luogo a forme di cooperazione, genera conflitti e ha come effetto la costruzione e la condivisione di nuovi significati. La prima edizione del festival torinese dedicato alla promozione e alla diffusione della Performance Art contemporanea, a cura di Manuela Macco, ha saputo gettare, in questo senso, uno sguardo approfondito sulle tendenze avanguardistiche italiane e internazionali.
Soledad di Chiara Curinga e Erica Fortunato presenta una particolare riflessione su solitudine e solidarietà. Le due performer inscenano, a turno, due movimenti votati allo sfinimento. Tale annichilimento pare riferirsi non soltanto ad un’analisi sociale, ma al più vasto ambito dei contenuti estetici e della valenza comunitaria dell’operazione artistica.
Nathaniel Katz focalizza il suo lavoro sul rapporto individuale con tecnologia e società. Nata nei termini del racconto personale, la performance si offre come scambio, dono, insegnamento da tramandare. Getting inside my computer è una riflessione sulla coscienza del proprio corpo in contrapposizione all’esistenza contemporanea, inevitabilmente immersa negli schemi informatici. Il duo Arrivsceccarelli, con Veglia di Compleanno, propone una riflessione altrettanto tormentata sul presente. Una sorta di teatro della crudeltà indaga i confini tra convivenza e violenza, generosità e prevaricazione.
Manuela Centrone permette ai colori di agire nella performance EStasi. Stendendoli, goccia a goccia, con una siringa su tre fili sospesi in orizzontale a diverse altezze, la performer lascia che essi cadano creando particolari suggestioni sui fogli sottostanti. Burçak Konukman, dalla Turchia, agisce violentemente su scatole di cartone in Hierarchy of Pyramid. Gli strumenti della sua performance vengono piegati fino a poter entrare in un sacco. Una riflessione sul ruolo dell’artista nella società consumistica sembra scaturire da un’azione bizzarra, incentrata sul sofferto versante dell’introversione. For Love Only for Love di Paolo Angelosanto sembra ricreare una distanza tra gesto estetico e percezione comune.
Nella sezione video, Guido Salvini, con Prova di Resistenza, inquadra una mano che tenta di scrivere l’articolo 21 della Costituzione Italiana, mentre un’altra mano cerca ossessivamente di impedirglielo. Michela Depetris, con Let the Sunshine, si interroga in termini tanto concreti quanto psicologici sulla vita biologica. La sua ricerca analizza il tempo vissuto come mera respirazione, riportando al grado zero la dialettica tra rappresentazione e pura esistenza.
ivan fassio
mostra visitata dall’8 all’11 giugno 2012
dal 9 all’11 giugno 2012
T.P.A (Torino Performance Art)
Festival Internazionale di Performance Art
Direzione Artistica: Manuela Macco
Cittadellarte-Fondazione Pistoletto, Biella
GreenBox, Torino
Studio Stefano Giorgi, Torino
Accademia Albertina delle Belle Arti, Torino
Info: info@greenbox.to – www.greenbox.to