Il suggestivo spazio espositivo della Corte si è dimostrato perfetto per la mostra-performance di Andrea Papi.
Le bianche pareti si sono offerte di accogliere dieci tele, e una piccola nicchia è stata protagonista delle proiezioni di ben cinquecento diapositive.
Le diapositive sono una lunga serie di scatti, eseguiti tra il 1985 e il 1989, che riproducono un giovane modello, ripreso in molteplici momenti di diverse giornate. Vestito o nudo il modello si esibisce in pose semplici, come quella che lo ritrae mentre beve un caffè, o in pose più complesse come quando simula passi di danza o si distende nudo su alcuni dipinti. Il soggetto è perfettamente inserito nell’ambiente che lo circonda, un’atmosfera modulata dalla presenza di vere e proprie opere d’arte. In alcuni fotografie sembra che faccia parte lui stesso di qualche dipinto sul quale si stende, come se fosse il “pezzo animato” di un collage semivivente. La macchina fotografica ce lo mostra poi nei minimi particolari, con primissimi piani, come a svelarci la “verità” della sua nudità. Alcuni scatti sembrano veri e propri studi di anatomia che ci ricordano Leonardo o, meglio ancora, gli affreschi di Michelangelo per la volta della Cappella della Sistina. Come quell’Adamo che viene creato dalla mano di Dio, il modello è totalmente padrone del proprio corpo e della propria gestualità.
Le tele, invece, risalgono agli anni ’90, e rappresentano il tema del doppio: volti di un Narciso che si specchia e si confronta con se stesso, ma anche con il suo opposto: il femminile. Sono due delle dieci tele esposte a ritrarre il lato maschile e quello femminile della faccia di Narciso. Caratterizzano i dipinti colori forti e fluorescenti, ma anche cupi e scuri, come i grigi o i blu. A rendere una performance questa che appare una semplice mostra è la luce che, invece di essere laterale, e quindi espositiva, è radente. Si ottiene così l’effetto performativo desiderato dall’artista; viene a crearsi in questo modo una sorta di palcoscenico, sul quale si esibiscono, come degli attori, le tele esposte.
Papi ci riporta ad un mondo originario dove a contare sono ancora il corpo e la bellezza, “la carne amata e disperata,/ la baciata, adorata carne” come amava dire Giovanni Testori.
Il titolo della mostra Studi sul maschile 1979-1990 si riferisce alle opere (disegni e pitture, su carta e su tela) che Andrea Papi ha realizzato in questi undici anni. L’anno successivo, il 1991, queste opere sono state sottoposte a un processo di occultamento, costituito da tre fasi: inventario, metamorfosi ed esposizione, durante le quali hanno perso il loro aspetto iniziale. La più interessante è la fase della metamorfosi, nella quale le opere, dopo essere state arrotolate, sono state impacchettate in un involucro di plastica nera su cui è stata applicata della carta igienica. L’ultimo momento vede le opere trasportate in un luogo inaccessibile, per sette anni, della casa-studio dell’artista, che adesso è stato riaperto.
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