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Il Crocefisso
Dopo un delicato intervento di restauro, è tornato a Firenze, nella Cappella dei Barbadori della chiesa del Santo Spirito, il grande Crocefisso realizzato per l’altare maggiore della chiesa da un giovanissimo Michelangelo Buonarroti. Tanto la storia del Crocefisso, alto un metro e quaranta e realizzato in legno di tiglio, che quella del suo restauro è molto lunga: nei testi del Vasari si trova l’accenno ad un’opera scultorea realizzata da Michelangelo in giovane età, ma fino al 1962 si pensava che essa fosse andata perduta. In quell’anno la studiosa Margrit Lisener riconobbe quella scultura in un Crocefisso ritrovato nel Convento di Santo Spirito, che venne restaurato ed esposto nella Casa-Museo Buonarroti, aperta nel capoluogo toscano.
Il restauro
Il Crocefisso di Michelangelo è stato sottoposto nel corso del 2000 ad un intervento di restauro che ha tra l’altro permesso di approfondire le conoscenze sull’opera. Nel corso del primo restauro, realizzato nel 1962 subito dopo la scoperta dell’opera, l’eliminazione delle ridipinture del Settecento e dell’Ottocento aveva restituito al Crocefisso la cromia originale. L’intervento di restauro di questi anni – iniziato nel 1999 e affidato a Barbara Schleicher che è intervenuta sulla scultura sotto la direzione dei Musei Comunali di Firenze – ha rimosso completamente tutte le tracce di ridipinture, restituendo colore alle gocce di sangue sulla pelle del Cristo e ai capelli che scendono sulle spalle, realizzati con un impasto di stucco e stoppa. Le analisi abbinate al restauro hanno fatto ipotizzare che in origine sulla testa del Cristo fosse poggiata una corona di spine, oggi perduta, e hanno dimostrato che la croce di abete alla quale si appoggia la rappresentazione del Cristo non è originale.
In collaborazione con
[exibart]
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