Ieri 22 giugno 2000 è stata inaugurata al Bargello la mostra dedicata al grande Parato Pontificale di Niccolò V. Nell’anno Santo 1450, nel giorno del 24 maggio, il papa Niccolò V decise di canonizzare San Bernardino, uno dei personaggi più amati dalla città di Siena e morto appena tre anni prima all’Aquila.
Fu in questa occasione che i senesi decisero di donare al papa il bellissimo Parato, commissionato ai Maestri fiorentini. Il pivale, una pianeta, le due tonacelle con tutti i relativi accessori furono infatti realizzate dai grandi manufatturieri fiorentini in prezioso velluto alto-basso lanciato bouclé. Opera invece delle maestranze senesi i ricami in oro, che bordano il piviale, raffiguranti papi e cardinali tra cui San Bernardino.
Per secoli il Parato fu conservato in un convento di monache a Fivizzano (terra di origine di Niccolò V), prima di essere acquistato dallo stato e giungere successivamente al Bargello.
La mostra dedica grande attenzione alla figura di San Bernardino, esposta infatti la grande scultura lignea di Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta, ma nella ricorrenza del Giubileo coglie l’occasione per celebrare Niccolò V pontefice-umanista e il Giubileo del 1450.
Per illustrare storicamente la figura del papa sono esposti due preziosi codici miniati opere di due biografi di Niccolò V, Giannozzo Manetti e Vespasiano da Bisticci. I codici presentano anche i ritratti dei due biografi e provengono rispettivamente dalla Biblioteca MEDICEA Laurenziana e dall’Archivio di Stato di Firenze.
I codici sono affiancati dalle collezioni del Bargello: oreficerie sacre e numerose medaglie, fra cui quelle del Pisanello e di Matteo de’ Pasti che raffigurano i grandi personaggi contemporanei e in rapporto con Niccolò V.
Fra le opere d’arte esposte particolare attenzione si deve al dipinto del Beato Angelico (artista prediletto del papa) prestato per l’occasione dal Museo di San Marco.
La mostra è stata curata dalla dott.ssa Beatrice Paolozzi Strozzi, vicedirettore del Bargello, autrice anche del catalogo insieme ad Angela Dillon Bussi, Marina Carmignani e Paolo Peri.
Cristiana Margiacchi
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