Raccogliendo sotto il nome di “Schegge” un gruppo di opere realizzate nel 1995-98 (anno, quest’ultimo, della sua scomparsa), il pittore intendeva rendere omaggio a quell’amore per la pittura pura e per la gestualità della produzione artistica che sono sempre stati elementi essenziali del suo lavoro.
Come ha osservato Achille Bonito Oliva, per Schifano “l’arte è stata la continua ricerca di una forma che sfuggisse alla tentazione del significato, al conforto di un senso anchilosato in un possibile messaggio”. Più che in altri gruppi di opere, nelle “Schegge” è evidente questo aspetto dell’opera di Schifano. Esse, infatti, rappresentano i brandelli di una realtà che non ha più significato generale, che appare banalizzata e frammentata dalle immagini televisive, ma che trova la sua giustificazione e autenticità attraverso la spontaneità e il gesto creativo della pittura.
La rassegna delle “Schegge”, una cinquantina in tutto, sarà accompagnata da un’importante selezione di opere “storiche”, realizzate da Schifano dagli anni Sessanta ad oggi: la mostra vuole suggerire una continuità fra i diversi cicli che si sono susseguiti nella produzione dell’artista. Mario Schifano, infatti, è sempre stato coerente nel suo disegno di appropriarsi del patrimonio iconografico dei mass-media per reinventarlo e trasformarlo, mutandolo di contesto e variandolo di segno.
Nato in Libia nel 1934, ma trasferitosi ben presto a Roma dove ha vissuto fino al gennaio del 1998 (anno della sua scomparsa), Schifano può essere considerato uno degli artisti italiani più conosciuti e apprezzati dal grande pubblico. Ha cominciato ad imporsi all’attenzione della critica nel 1960, esponendo i primi “Monocromi” realizzati su carta da imballaggio ed incollati su tela. Dopo una parentesi dovuta a un soggiorno negli Stati Uniti, nel 1964 ha partecipato per la prima volta alla Biennale di Venezia.
Contemporaneamente agli esiti della Pop Art Americana, Mario Schifano elaborò una nuova poetica dell’arte contro la mercificazione dei beni culturali, poi ripresa dagli esponenti di quel gruppo, fra cui Tano Festa e Franco Angeli, che si riunivano al bar Rosati di Roma.
Da una serie di prove iscrivibili nel contesto della Pop Art italiana (del 1962 sono le prime famosissime Coca-Cola e Esso) e dalle rivisitazioni dei grandi Maestri (da Piero della Francesca a Balla, a Duchamp), negli anni Settanta Schifano inizia la serie delle “tele emulsionate”, dipinte su immagini riprese dalla televisione. Negli anni Ottanta inventa il “ciclo della natura”, da cui nascono i “Campi di pane”, gli “Acquari della vita”, le “Stelle di San Lorenzo” ed altri capolavori poi consacrati alla Biennale di Venezia nel 1982 e nel 1984. Sono poi della fine degli anni Ottanta i famosi “Best Seller”, che indicano una completa rielaborazione del suo fare artistico.
Nei primi anni Novanta, inizia il ciclo delle “Pagine”, con cui continua la sua indagine sulla contemporaneità, elaborando le sue tele al computer. Infine, con l’importante serie delle “Schegge”, Schifano chiude la sua carriera pittorica con opere che condensano, coerentemente, il lavoro compiuto nei decenni precedenti.
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possiedo un quadro di mario schifano
misura 100x70 anno di aquisto 84
soggetto:limoni e pomodori.
vorrei conoscere il suo valore.
grazie.
Gentile signore, lo porti a qualche galleria o casa d'aste, o meglio ancora - se le piace - se lo tenga in casa indipendentemente dal valore considerando l'ascesa delle quotazioni di Schifano...
vorrei saperne di più su di voi perchè anch'io dipingo e faccio mostre