Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
La storica azienda vitivinicola dei marchesi Antinori ha lasciato l’elegante palazzo di famiglia dell’omonima piazza fiorentina per trasferire la sede della propria attività a Bargino, nella struttura realizzata da Archea che ha progettato ex novo la cantina e i suoi annessi che accolgono tutte le fasi di produzione dei prodotti dell’azienda.
Il complesso ricavato nel cuore della collina costituisce uno degli esempi di “cantine contemporanee” realizzate in Toscana negli ultimi anni e propone il connubio tra arte-architettura e vino, un “saper fare” antico che, nonostante le nuove tecnologie e la convinzione che il vino si faccia più in vigna che in cantina, ha mantenuto i tempi lenti della tradizione. Dal punto di vista estetico non c’è più niente delle vecchie cantine tradizionali: luci soffuse, arredi ben curati, strumentazione modernissima e tecnologica, angoli di degustazione.
Nel caso delle Cantine Antinori il contenitore diventa anche il luogo per accogliere opere di artisti contemporanei alcune di queste realizzate site specific – come Tomás Saraceno (1973) che con Biosphere 06 crea nello spazio verticale delle scale della cantina delle evanescenti “bolle di vetro” che ci fanno immaginare una realtà diversa da quella in cui viviamo dove natura e uomo convivono armoniosamente – o per ospitare mostre come “Still-life Remix” (a cura di Ilaria Bonacossa, fino al 4 ottobre). Si tratta di una collettiva di 26 artisti contemporanei che reinterpretano il tema della natura morta, genere che storicamente ha avuto una grande fortuna di critica e di pubblico. L’assenza nella composizione dell’essere umano è la conditio essenziale per poter parlare di natura morta, infatti oltre a frutta, fiori e prede di caccia si incontrano molti oggetti più o meno simbolici che sono un monito alla fragilità della bellezza e all’inesorabilità della morte.
Se alcune delle opere presentate sono state realizzate appositamente per la mostra, tra queste ce n’è una site specific che “sopravviverà” alla mostra stessa. Nicolas Party (1980) che ha pensato a un dipinto di grandi dimensioni, Giant fruit, per incorniciare la porta di uno dei locali di servizio, un seccatoio mai utilizzato, del piano alto del complesso. La surreale composizione di frutta dai colori sgargianti e acidi è realizzata direttamente sul muro con spray acrilici e porta il fruitore in un mondo onirico e infantile. Sul doppio senso e sul calembour è invece giocata l’opera di Aldo Mondino (1938-2005) Torso Torsolo (Rosicchiato da Rodin), nella quale l’artista ironizza sulla scultura classica. Con Flowers, una serie di vasi di fiori in plastica affissi a una parete, Hans Peter Ferlmann (1941) sovverte completamente il concetto di natura mantenendo soltanto la propria apparenza. Singolare anche Flower in a bag di Georgie Hopton (1967), una scultura in onijsmonite realizzata su un calco di argilla che ironicamente si ispira alle opere cubiste. Se Elisa Strinna (1982) propone una serie di variazioni sul Canestro di frutta di Caravaggio, Mat Collishow (1966) stigmatizza con uno stile iperrealistico gli ultimi pasti dei condannati a morte sottolineando il profondo rapporto tra chi siamo e cosa scegliamo; Shimabuku (1969), dà vita a una natura morta d’impronta concettuale, mentre Alessandro Gennari (1973) con Ascensione, mette a frutto la sua consueta raffinatezza esecutiva e l’essenzialità delle forme proponendo un’opera nella quale il particolare è tutto da scoprire. I video di Ori Gersht (1967), mettono in relazione violenza e bellezza attraverso una serie di nature morte degne della migliore pittura fiamminga del Seicento. Luca Vitone (1964) con Natura morta con Punt e Mes propone, invece, una fotografia nella quale è riprodotta una tavola apparecchiata come era solito fare De Chirico nella sua casa romana, un vero e proprio omaggio all’artista.
La mostra nel suo iter accosta opere di fotografia, pittura, scultura, video che sottolineano come attraverso i codici della natura morta gli artisti contemporanei siano in grado di esprimere la loro percezione del mondo e la caducità della vita terrena riappropriandosi di questo genere artistico.
L’esposizione e le opere site specific ospitate nelle Cantine si inscrivono nel quadro di una tradizione secolare della famiglia. Una storia che viene da lontano, dunque, quella degli Antinori che più volte, nel corso dei secoli, si è incrociata con i fatti politici e culturali della città e che ancora oggi prosegue su questa scia alimentando la passione per l’arte contemporanea.
Enrica Ravenni
mostra visitata il 03 luglio 2015
Dal 04 luglio al 04 ottobre 2015
STILL-LIFE Remix
26 artisti contemporanei reinterpretano la Natura Morta
Antinori nel Chianti Classico
Via Cassia per Siena Km 273
Località Bargino – San Casciano Val di Pesa, Firenze
Info: www.antinori.it