Categorie: toscana

fino al 10.I.2010 | Il dio delle piccole cose | San Giovanni Valdarno (ar), Casa Masaccio

di - 20 Novembre 2009
Come nella caverna platonica, l’ingresso è buio e non si
può tornare indietro. Accedere alla metafora della condizione umana rispetto
alla conoscenza della realtà è d’obbligo.
I dvd di Ine wo Ueru hito (gruppo composto da Inagaki
Tomoko
e Ue-matsu
Takuma
) hanno
questo compito. Le loro opere sorprendono per l’approccio alla verità senza inseguire l’opinione. Video, disegno, pittura si
integrano nelle scene di One day, I meet (2009). Il vestito a fiori della donna è abito,
panneggio e sipario. Inonda il campo visivo e vibra di moto inconsulto. La
macchina da presa zooma indietro e nell’uscita dal macro si definisce la scena.
La distesa desertica e sabbiosa è pura suggestione. L’attrice la cura, la
spiana con un aspirapolvere. Interessante la scoperta dell’animale che giace
sotto una coltre di ghiaia. La donna diviene pian piano manichino e lascia
campo alla realtà che sostituisce l’apparenza.
Questa è la mostra Il dio delle piccole cose, che non si esaurisce in una visita
frettolosa; ha invece bisogno d’attenzione, di percezione del profano e del
sacro. Profano come contaminazione occidentale di consumismo e caos, sacro come
rilettura di stimolo orientale religioso che permea molte delle fonti
d’ispirazione dei lavori in mostra. Opere che conducono in mondi lontani, dove
solo l’isolamento degli artisti riempie di sostanza l’esistenza.

Farang
è lo straniero non asiatico, uno degli elementi di
contaminazione che, nelle opere di Maitree Siriboon, diviene chiave di lettura delle
opere. A esso si aggiungono la mostruosità del bufalo albino e la nudità umana.
Un work in progress che cambia anche nome nello sviluppo dell’operazione: da Forgive
me, for my misjudgement
a The Green.
Guardando le opere non è difficile capire il perché: il
progetto s’inoltra nel concetto di mostruosità e affonda le radici nella
cultura thailandese. L’artista cerca e trova il bufalo albino, animale
considerato fuori norma (mostro, quindi), non sacralizzato ma accettato. Vi
aggiunge la nudità umana, altra mostruosità per la sua cultura, ma infrange un
tabù. Si mostra lui stesso nudo, a cavallo del bufalo.
Sono immagini splendide, dense di reconditi divieti
sacrali e al tempo stesso espressione liberatoria dell’uomo che ormai vive
nella società globalizzata. In questo lavoro l’artista asiatico s’imbatte
inaspettatamente anche nella natura di Ban Kwai di Suphanburi e il verde del
prato lo attanaglia in una morsa da cui non sfugge. Cinque degli otto lightbox
sono impregnati di erba carnosa e dal colore squillante.

Nello stessa sala, un grande video dell’unica occidentale,
la svizzera Leonora Bisagno, fa da divisorio a uno spazio retrostante dove l’artista ha ricostruito
un angolo d’intimità quotidiana. Un salottino, il suo, luogo di riflessione e
relax, da cui si possono vedere la serie di disegni che spesso indugiano su
momenti segreti e privati della sua e dell’altrui esistenza.

daniela cresti
mostra visitata il 10 novembre
2009


dal 7 novembre 2009 al 10 gennaio 2010
Il
dio delle piccole cose
a cura di Pier luigi Tazzi
Casa Masaccio
Corso Italia, 83 – 52027 San Giovanni Valdarno (AR)
Orario: feriali ore 16-19; festivi ore 10-12 e 16-19; chiuso il lunedì
Ingresso libero
Catalogo disponibile
Info: tel. +39
0559126283; casamasacciosgv@val.it; www.casamasaccio.it

[exibart]


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