Non è moda, non è fumetto, non è arte. Il lavoro di Jordi Labanda (Mercedes, Uruguay, 1968) si situa tutto negli interstizi e strizza l’occhio alla difficoltà prettamente contemporanea di porre dei confini netti ai prodotti della società.
Come recita il volantino dal sapore di fumetto-hardcore preparato da Labanda per questa esposizione: where do you think are the limits of commercial art as opposed to…real art?”/ Dove pensi siano i confini dell’arte commerciale rispetto alla…vera arte?. L’impossibilità culturale di rispondere a cuor leggero a questa domanda è l’oggetto logico del lavoro di questo ispano-uruguayano, tutta giocata su un gigantesco quanto incerto deja-vù.
Subdolamente le scene proposte sono quelle che l’immaginario contemporaneo fa rientrare nell’area semantica del bello e ricco: moda, yacht, hotel luxury, party esclusivi, posti in ridondanza anche con lo stesso spazio espositivo, il modaiolo Gallery Hotel Art.
Labanda ritrae nei suoi disegni una bellezza ossessionata da sé, dalla sua vanità e dagli accessori che la significano e la incarnano… Si dovesse anche arrivare a portare i cipressi del Chianti alla villa al mare, coma accade in uno dei pezzi più convincenti, dove un omino scrive nel più vano dei modi la parola beauty: sulla sabbia.
Nel mondo glamour di Labanda sfila una parata di tipi: la ricca signora ingioiellata, la scheletrica pseudo-intellettuale al museo d’arte contemporanea, il cameriere tonico e il Big Jim dalla camicia sgargiante. Il mondo elitario della dolce vita è rappresentato in composizioni spesso affollate, in cui si condensano episodi e personaggi così veri da far sorridere. Lo spettatore è invitato ad una divertente caccia al tesoro, che porta lo sguardo a saltare da un gruppo di figure all’altro.
Le anatomie non accennano ad insistere su ipertrofie muscolari, ma si sgonfiano in corpi da manichino. Il riferimento iconografico piu’ spontaneo corre ai figurini di moda: le immagini si enucleano compatte su ambientazioni senza ombre.
Queste icone iper-accessoriate in un ulteriore e spaesante gioco di rimandi sono le stesse che Labanda riproduce nella sua collezione di design, accessori dalla borsetta al portamatite. Le immagini accattivanti e ironiche, degne delle bambole giocattolo piu’ costose sul mercato, si accostano bene agli stilosi oggetti.
La percezione dell’arte come oggetto di elegante design pare accostarsi bene all’universo di Labanda: si intravedono sculture dalle linee geometriche in più di uno dei suoi gauches. Non fanno una piega nel contesto dei party rampanti, accanto a cocktails variopinti, occhiali da sole e piscine.
Silvia Bottinelli e Giovanna Gioli
mostra visitata il 15 gennaio 2004
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