La trentacinquenne artista milanese, fin dall’inizio, ha colto lo spirito “voyeristico” dell’uomo e ne ha fatto una bandiera. Li ha fatti spiare attraverso il buco della serratura per mettere alla prova ogni morbosa attrazione. Dall’altra parte c’è la donna, oggetto del desiderio. Che la Nahmad ha prima spogliato e poi analizzato in ogni suo atteggiamento. Forse solo con intento provocatorio, forse per smascherare l’apparenza. Certa che il sesso sia una merce e il corpo l’articolo più richiesto, Barbara Nahmad non ha esitato a farsi avanti. E ha pescato immagini da riviste pornografiche di paesi stranieri. Stavolta sono stati rovistati gli scaffali delle edicole tedesche, alla ricerca del “trash ”. Di qui il titolo della mostra, Direk und diskret. Una ricerca attenta dell’immagine ha preceduto lo sforzo interpretativo che ha portato al risultato finale, espresso con implicita ambiguità nelle opere in mostra. Come un percorso a tappe, è possibile attraversare le varie fasi dell’erotismo femminile – qua esibito come un articolo in vendita – e delle sue implicazioni. Più psicologica ed emotiva rispetto al passato, stavolta la Nahmad ha preferito parlare attraverso gli sguardi, le espressioni e le pose. Non ci sono più i corpi nudi amputati, giustapposti a uno sfondo monocromo. Se prima era la scena di fondo, patinata e smaltata, a dare forma ai soggetti – quasi fossero una trasposizione pittorica dei nudi solarizzati di Man Ray – ora parla l’espressività dei volti femminili. Primi piani, scorci fotografici, pose artefatte. Tutto dice, e ha una sua logica. Sulla tela verticale Cindy (S.) appare una ragazza impaurita. E’ stata messa spalle al muro, in posa con le mani dietro la testa. Il rossetto è sbafato sopra il labbro, e lo sguardo condizionato e inesperto. Forse è la sua prima volta. E guarda oltre. La seconda fase è una regressione allo stato selvaggio e morboso. Una ragazza dagli occhi alienati e venati di sangue si lecca i diti dei piedi, contorta su se stessa. Quasi fosse una larva. Un’altra guarda trasversalmente l’uomo complice che osserva, colta nell’atto di animalesca sottomissione. La terza fase è invece quella della consapevolezza. La scelta di essere donna in vetrina, consumata ed esposta, sta nello sguardo ammiccante e furbetto di Laura (ritratto dai toni autunnali, di taglio fotografico) e nel distaccato abbandono di Zoo Hants, che stesa bocconi sul letto mostra tutta la sua esperienza. E così la dimensione figurativa si carica di toni narrativi e psicologici, che la Nahmad rafforza attraverso un realismo soggettivo che ne giustifica il fine.
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Barbara Nahmad – Direkt und diskret
Pietrasanta, Galleria Nicola Ricci
via del Marzocco, 43
Fino al 2 agosto 2002
Orario: mar_dom 16-24
Catalogo in mostra, a cura di Davide Ferri
Ingresso libero
telefono e fax 0584 283197
e-mail nicolaricci1@virgilio.it[exibart]
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Non so di chi sia amica, posso dirti che ho visto una sua personale a Parma presso una giovane galleria che pareva non avere molti "santi" in paradiso...ma ciò non significa nulla. So che ha esposto due anni fa nella vetrina di Fendi in via Condotti, questo magari è un dato significativo...
Anche a me non convince granchè...
una pittura così mal fatta e disgiunta dalle attuali estetiche non la si vedeva da tempo
complimenti
di chi è amica la nahmad?