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Fino al 10.VI.2001 | Il gioiello d’artista e l’arte del gioiello dal ‘900 ad oggi | Firenze, Palazzo Pitti, Museo degli Argenti

di - 20 Marzo 2001

Un affascinante viaggio nel gusto del secolo appena conclusosi attraverso l’evoluzione del gioiello da “ornamento” a “segno”, ideato e curato da Marilena Mosco, direttrice del museo, con la collaborazione di un prestigioso comitato scientifico internazionale, promosso e finanziato dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Firenze.
Circa 280 gioielli, provenienti dalla Fondazione Gulbenkian di Lisbona, dal Musée des Arts Décoratifs e dal Musée du Petit Palais di Parigi, raccontano dalle rivoluzionarie creazioni art nouveau degli inizi del ‘900, alle più ardite sperimentazioni contemporanee, l’originalità di una forma d’arte che ha raggiunto una propria identità e autonomia linguistica, tramite l’innovazione, la progettualità, l’incessante ricerca di disegni e nuovi materiali.
Il percorso, che si svolge nelle quattro sale dell’appartamento d’estate dei granduchi medicei, comincia nel salone di Giovanni da San Giovanni, con il misterioso e affascinante repertorio dell’Art Nouveau, attraverso le creazioni del mitico Lalique, rappresentato dalla stupenda plaque de cou, Profilo di donna, realizzata in oro, crisoprasio e smalto, dalla spilla Visage de femme, in cristallo inciso e smaltato del grande Vever, dal bracciale Hiboux (Gufi), creazione unica, ispirata al frammento di una poesia di Baudelaire, I gufi, appunto, tratta da Les Fleurs du mal.
Dello stravagante Henri Housson, cratore di un allucinante bestiario, la cui tecnica era considerata dal collezionista di origine russa Jacques Zoubaloff, “decisamente notevole”, sono presenti in mostra alcuni pezzi straordinari, come la spilla Lierre de muraille (L’edera), che rappresenta uno scarabeo posato su un ramo d’edera, e il pendente in oro, agata e smalto, con la grande mosca verde posata su un intricato fogliame.

Di Georges Fouquet, il pettine Papillon (Farfalla), in tartaruga screziata, incrostazioni di opale cloisonné d’oro, ametista tagliata a losanga e diamanti, esposto al Salon de la Société Nationale des Beaux-Arts nel 1899, la forcina a forma di fiore di loto, il pendente Chardons (Cardi), che riproduce con qualche variante l’ornamento centrale di una parure da corpetto realizzata dall’artista nel 1900 da un disegno di Mucha.
La donna alata di Vever, Sylvie, simboleggia il protendersi dell’Art nouveau verso il futuro e lo slancio della donna verso il nuovo secolo, in linea con l’emancipazione femminile, di cui sono esempio in mostra le immagini di Sarah Bernhardt, nelle foto e nelle celebri affiches di Mucha.
Si prosegue con le creazioni di Louis Comfort Tiffany, che riproduceva in ogni collana le tecniche e le strutture antiche e le combinava con una più libera interpretazione dei gioielli francesi d’ispirazione archeologica, creando così una personale versione dell’Orientalismo americano.
Tra le sue creazioni sono esposte in mostra splendidi esemplari provenienti dall’archivio Tiffany di New York, tra cui la collana Egyptian Revival (stile Revival egizio), creata per la festa egizia che Louis Tiffany diede nel 1913.
Il percorso procede con i movimento inglese dell’Arts and Crafts, creato tra il 1880 ed il 1900 da William Morris, rappresentato dalle opere di Ashbee e Knox, e da quello viennese della Wiener Werkstätte, (Officine viennesi) create nel 1903 da Hoffmann, la personalità più nota del gruppo
che comprende anche Carl Czeschlka, Dagobert Peche, Karl Witzman, che danno una interpretazione più razionale e geometrica dell’art nouveau, visualizzata nei magnifici esemplari provenienti dal Museum fur Angewändte Kunst e dalla collezione Asenbaum di Vienna, per
approdare agli esempi anni venti dell’ art déco e alla gioielleria delle grandi maisons Cartier, Boucheron, Van Cleef & Arpels, Buccellati e Bulgari.
Cartier attraversa con le sue creazioni tutto il secolo e i gioielli esposti, provenienti dall’archivio Cartier e dallo stesso Museo degli Argenti, visualizzano le varie tendenze che si sono succedute nel corso degli anni: il bracciale Fruit salad (Tutti frutti o macedonia di frutta), formato da un lungo ramo sinuoso di brillanti affiancato da frutti policromi e foglie incise, presentato all’Esposizione Universale di Parigi del 1925 e venduto l’anno seguente alla moglie del musicista Cole Porter; ed ancora il Diadema in platino, diamanti e ametiste, in stile ghirlanda, uno dei più begli esemplari del Museo degli Argenti.
Le creazioni di Van Cleef & Arpels si distinguono dalle altre per essere realizzate con pietre preziose importanti (diamanti, rubini, smeraldi, zaffiri) incastonate in modo invisibile-col serti mystérieux, inventato nel 1933-come si può vedere dalla famosa spilla Pivoine (Peonia), che riunisce circa ottocento rubini perfettamente uguali.
La Maison Boucheron realizza gioielli dalle forme circolari, dai colori smaglianti, come il celebre Devant de corsage (Ornamento da corsetto) del 1925, disegnato da Lucien Hirtz e prestato appositamente alla mostra fiorentina.

Buccellati realizza raffinate creazioni nel tipico stile “a tulle”, donate da Gabriele D’Annunzio alle sue varie amanti-muse, l’attrice Elena Sangro, la nobildonna Luisa Casati Stampa.
Quanto a Bulgari sono esposte soprattutto le realizzazioni degli anni ’60 del nostro secolo, l’epoca della dolce vita romana, anni nei quali la maison romana si distingue nel prezioso taglio cabochon.
La seconda sala, detta dello Stipo, dal grande Stipo d’Alemagna posto al suo centro, ospita gioielli d’autore ideati o realizzati da artisti italiani e stranieri, vere e proprie sculture in scala ridotta, frutto della sperimentazione di alcuni tra i massimi protagonisti dell’arte del Novecento, quali Man Ray, di cui si possono ammirare gli orecchini realizzati in solo 12 esemplari, <b<André Derain, Giacometti, Picasso, presente col Pendente in oro, Salvator Dalì, con la stravagante spilla Labbra rosse con denti in perle, scaturita dalla fervida immaginazione dell’artista spagnolo, appartenuta all’attrice Paulette Goddard.
Da ricordare ancora il Pendente, pezzo unico che l’artista francese Cesar creò nel 1970, per i novanta anni di Picasso.
Il maestro della pop art americana Roy Lichtenstein è rappresentato dalla spilla in oro e smalto.
Tra i numerosi artisti italiani che dal secondo dopoguerra si sono cimentati col gioiello, ritroviamo le creazioni in oro e cellophane di Burri, i bracciali e le spille con i caratteristici tagli e buchi di Fontana.
La mostra continua nella Sala delle Udienze, con i gioielli italiani d’autore, creazioni originali di artisti quali Cannilla, Afro, Mirko, Capogrossi, Ceroli e si conclude nella quarta sala con una panoramica delle più recenti tendenze degli artisti orafi europei e una serie di gioielli di architetti contemporanei, accompagnate da una strepitosa creazione del giapponese Issey Miyake, collocata al centro della sala sul grande tavolo barocco, che condivide con i gioielli esposti l’obiettivo di liberare il corpo, più che comprimerlo.
Molto riuscito e assai ben calibrato l’allestimento dell’architetto Alessandro Poli, giocato su piccole teche metalliche, con una illuminazione nascosta da reti metalliche dorate e argentate.

articoli correlati:
La collezione di spille omaggio a Madeleine K. Albright
Babetto: Geometrie di gioielli
Ornamenti del Corpo: Africa, Asia, Oceania e Americhe

Teresa Orfanello
Mostra visitata il 9 marzo 2001


Firenze, Palazzo Pitti, Museo degli Argenti
10 marzo-10 giugno 2001
Aperta tutti i giorni 8.30-18.30 chiusa il lunedì
Biglietto d’ingresso alla mostra e al Museo Intero, £ 15.000, ridotto di legge £. 7.500
Servizio informazioni mostra, prenotazioni e visite guidate, tel. 055 2654321
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