Michelangelo Consani (Livorno, 1971; vive a Castell’Anselmo, Livorno) presenta
il progetto
Dynamo,
col quale ha
vinto la prima edizione del concorso indetto da Ex3 con l’appoggio del Pecci di
Prato, con l’obiettivo di sostenere e promuovere gli artisti che toscani di
nascita o residenza.
Saretto Cincinelli, Daria Filardo e Pietro Gaglianò hanno dunque
sottoposto quattro artisti a una giuria internazionale di curatori. I progetti
di
Emanuele Becheri, Michelangelo Consani,
Margherita Moscardini e
Moira Ricci sono quindi stati vagliati da
Nathalie Zonnenberg, Adam Budak, Cristiana Perrella e Valerio Dehò.
Un concorso concepito per artisti under 40, in un paese di
professionisti vecchi ed eterni studenti, un’isola (infelice?) a sé stante nel
panorama internazionale, dove si privilegiano i ventenni. E non perché a trenta
o quarant’anni la carriera sia finita, ma semplicemente perché un trentenne non
è un giovane ma un uomo. Il nostro problema non dipende dal tasso di natalità o
da quanto le famiglie pecchino nel responsabilizzare i figli, ma dal fatto che
viviamo in un paese in cui contano ancora gli “ismi” più del merito; un paese,
il nostro, che fiacca e scoraggia le menti e gli entusiasmi.
Ottimo che ci sia un concorso toscano, meglio se fosse
libero e aperto a tutti e cioè democratico per davvero, anche perché – come
testimonia il programma 2010 del Macro a Roma – l’importanza di guardare al
territorio per un istituto che lavora sul contemporaneo sembra fondamentale o
indispensabile nel frazionamento della scena italiana. Questo è vero anche
perché, come ha sottolineato Luca Massimo Barbero in una conferenza tenuta poco
tempo fa nella capitale, “
qua si fa quello che si può”.
Michelangelo Consani è il vincitore del concorso ma anche
gli altri artisti hanno ricevuto il loro premio di consolazione e la loro
piccola soddisfazione, dato che hanno potuto esporre i frutti delle loro idee
tutti insieme, in una delle sale laterali del Centro Ex3.
Il
Dynamo Project di Consani si ispira a un avvenimento della storia
sportiva: l’episodio del ciclista africano Marshall Walter Taylor che, dopo
aver vinto il mondiale del Miglio su pista nel lontano 1899, e dopo una
carriera ostacolata dal pregiudizio razziale, si ritirò dalle competizioni
perché stanco della difficoltà che doveva affrontare ogni volta soltanto per
partecipare a una nuova gara.
Attraverso il lavoro di Consani, Taylor diventa emblema
dell’uguaglianza sociale. L’installazione è concepita con un valore collettivo
e interattivo, dato che tre biciclette sono state collocate dietro una parete
fittizia e collegate per mezzo di un cavo elettrico verde alla lampada che
troviamo a terra entrando. La forza di quest’opera è proprio l’estrema
semplicità con cui induce il visitatore a riflettere su nuove idee che portino
verso forme di energia pulita e pubblica.
Per fermarsi a riflettere, secondo l’artista, basta
insomma una pedalata. E ci auguriamo che questa ci porti eticamente un po’ più
lontano di quelle che
Iván Navarro propone da tempo.
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Mi permetto di far notare in merito,anche prima di Navarro,il progetto Chist'è o paese d'ò sole del 2008, dove 3 migranti nascosti pedalavano e alimentavano una scritta luminosa eloquentissima.
Certo è che in un paese di corrotti è triste pensare che anche l'arte è a servizio del padrone e che il copiare le idee sia diventata una prassi.
Dynamo secesion Cattelano 1997
naturalmente intendevo Cattelan senza la O