L’inziativa parte dalla Provincia di Grosseto, sollecitata con determinazione da Nilo Bacherini. L’incarico passa alla Scuola di Specializzazione di Storia dell’Arte di Siena, che con la collaborazione di studiosi esterni si dedica alle indagini necessarie. Nasce così Arte in Maremma. Mostra di rara completezza, perché riesce ad unire un solido impianto di ricerca alla vitalità dell’identità locale.
Sempre più spesso, oggi, la provincia si ricicla ingaggiando mercenari storici dell’arte, che espongono nomi del passato tanto attraenti per i visitatori quanto scollegati dalle vicende storiche delle sedi espositive. L’indotto è notevole, ma i risultati rimangono, nella migliore delle ipotesi, divulgativi.
A Grosseto la scelta è diametralmente opposta. Consistenti finanziamenti sono stati impiegati per l’organizzazione di una mostra che tendesse a ricostruire il passato del luogo, tramite un’operazione rigorosa dal punto di vista scientifico. Il corposo catalogo ne è testimone. Il volume ambisce ad essere una sorta di enciclopedia dell’arte maremmana, anche grazie alla redazione delle biografie degli artisti attivi sul territorio.
L’impatto sul pubblico allargato non è forse d’effetto. Eppure l’esposizione ha senso poiché ricostruisce un contesto ignoto e dà l’occasione per rimettere in ordine in una storia finora non scritta. In occasione della mostra sono stati individuati collegamenti tra le vicende artistiche locali e gli sviluppi nazionali; è emersa la presenza nella provincia di artisti di livello nazionale, come Galileo Chini e Giovanni Prini, Angiolo Mazzoni e Pier Luigi Nervi; viene confermata la partecipazione di autori di origine maremmana, come Tolomeo Faccendi, ad importanti appuntamenti internazionali come la Biennale di Venezia del 1938.
Il periodo preso in esame va dagli ultimi due decenni dell’Ottocento al ’55, data della Rassegna d’Arte Realista, che vide accanto a pittori e scultori locali artisti affermati come Guttuso, Treccani, Zancanaro e Zigaina. La mostra si articola in sei sezioni, che si concentrano su ambiti cronologici e tecnici diversi. Straordinariamente efficace l’idea di moltiplicare le sedi, scegliendo di allestire le varie sezioni all’interno di architetture inserite nel percorso espositivo. Gli edifici in cui sono esposte pitture, sculture, progetti, fotografie e oggetti d’uso sono prima di tutto opere che mostrano se stesse. Lampante il caso del Palazzo delle Poste, realizzato da Angiolo Mazzoni, architetto recentemente riscoperto dalla critica, il cui archivio è conservato al MART di Rovereto. Il palazzo ospita i progetti disegnati per la sua stessa costruzione ed apre al pubblico aree solitamente non accessibili per motivi di sicurezza, come lo scenografico scalone elicoidale. L’occasione della mostra spinge gli abitanti di Grosseto ad osservare e riscoprire architetture entrate a far distrattamente parte del panorama cittadino.
Eppure Arte in Maremma si rivolge non solo ad un pubblico locale. Il coinvolgimento di istituzioni di ricerca di alto livello, di studiosi esperti, di servizi e figure professionali specializzate rende il risultato di interesse nazionale. E dà il buon esempio.
silvia bottinelli
mostra visitata il 26 novembre 2005
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