La bella mostra su Moses Levy (1885-1968) introdotta da Susanna Ragionieri, dopo la tappa estiva al Centro Matteucci di Viareggio, viene ospitata nella splendida cornice di Villa Bardini. Già dal titolo si intuisce come l’esposizione, “Moses Levy luce marina”, ponga l’accento su un gruppo di opere tematiche riguardanti essenzialmente la spiaggia; sono opere datate tra il 1916 e il 1935 e sommariamente si possono suddividere in tre differenti sezioni cronologiche.
Moses Levy, nato a Tunisi, si trasferisce in Italia con la famiglia e sin dall’infanzia frequenta Viareggio e la Versilia. Seppur diventato toscano d’adozione e avendo negli anni avuto stretti rapporti con il mondo artistico toscano, e fiorentino in particolare, non ha mai reciso il cordone che lo lega al suo paese natale. Amico di Lorenzo Viani in gioventù fa in tempo però a entrare in contatto con Giovanni Fattori che muore nel 1908 e con l’ambiente della “macchia” reinterpretandolo in modo autonomo nelle sue opere iniziali. L’eco della cultura francese è vivo nelle sue pitture già prima del primo conflitto bellico e questo gli deriva dalla cospicua circolazione d’idee mediata anche dall’ambiente tunisino che frequenta assiduamente.
Dal 1916 scopre la spiaggia di Viareggio e se da un lato è evidente la cultura fattoriana intrecciata con un trascorso divisionista, dall’altro si fa strada un’adesione alla pittura moderna e dunque è evidente l’influenza delle avanguardie storiche – sono infatti riconoscibili adesioni ai modi di Vlaminck, Matisse, i futuristi e certe scansioni dello spazio di chiaro stampo cubista.
Le opere datate dal 1919 in poi rispecchiano gli eventi dell’epoca; la scena nazionale e internazionale è completamente mutata da un punto di vista culturale, i costumi sono diversi e anche la pittura di Levy ne risente: i ritmi si fanno più rarefatti, si rinnova alla radice l’iconografia della spiaggia e della villeggiatura. Il tempo libero e lo svago aprono il campo a un nuovo modo di vedere e di godere il mare e l’arenile. La spiaggia versiliana non è più intesa in modo tetro e “doloroso” come la vedeva Lorenzo Viani, né il “luogo sacro” caro a D’Annunzio o a Nomellini. Moses Levy la interpreta come il luogo della modernità dove le signore fanno sfoggio di ombrellini e cappelli, gli abiti sono variopinti e le tende e le cabine hanno colori sgargianti. La spiaggia è dunque luogo d’incontro, di relax, di ozio; dalle tele pare affiorare il brusio delle chiacchiere delle signore che con casti costumi si riparano dal sole sotto ombrelloni colorati, i bambini giocano e, in lontananza, si vedono le vele delle barche spiegate al vento.
Nel 1924 Levy ritorna a Tunisi per la morte della madre e a questo punto cambia ancora qualcosa. Il Mediterraneo diventa il suo mondo da scoprire; l’artista vaga tra le coste della Tunisia e Gibilterra per poi fare un’incursione a Parigi. Qui entra in contatto con il centro della modernità, “verifica” in prima persona quanto aveva acquisito e sperimentato indirettamente. La triangolazione con Viareggio prosegue ma in una chiave diversa, sotto una luce differente; lo stile delle sue opere si fa più calligrafico e incisivo, le forme maggiormente espressionistiche, il colore più casuale e la composizione è strutturalmente più complessa. Inoltrandosi negli anni Trenta ci si accorge che il modo è cambiato e Moses Levy fa suo questo cambiamento adattandosi e plasmandosi con esso.
Enrica Ravenni
mostra visitata il 29 ottobre
Dal 30 ottobre 2014 al 15 febbraio 2015
Moses Levy. Luce marina. Una vicenda dell’arte italiana 1915-1935
Villa Bardini
Costa San Giorgio 2,
Firenze – Tel 055 2638599
Orari: da martedì a domenica 10-19; chiuso il lunedì