L’operazione, realizzata in
collaborazione con l’atelier giapponese Bow Wow, non mira comunque a una
proposizione pedissequa; sebbene vi siano alcuni elementi reali e “usati”
dall’artista, la casa si ri-costituisce nello spazio espositivo in modalità
variata e ingigantita attraverso il gioco, l’immaginazione, l’ironia. Dalla
possibilità di scegliere la musica in salotto all’offerta di birra e sigarette
taiwanesi, dall’enorme pittura con funzione di pavimento al labirinto di porte
scorrevoli giapponesi nella tea room, la visita illusoria ha come fine un
coinvolgimento mutevole e sorprendente.
Il tratto costante della
multiforme dimora è certamente il ricorso ai motivi floreali della tradizione
orientale. Elementari nel disegno e sgargianti nei colori, rigorosamente
eseguiti a mano su ogni superficie, i fiori di Lin sono il marchio
riconoscibile di una pratica che con consapevolezza si colloca a metà tra
produzione artigianale e industriale, fra anonimato e unicità.
Dunque, The colour is
bright, the beauty is generous è un’ottima esposizione? Al di là
dell’allestimento, non proprio. La formula che caratterizza il tutto è così ben
equilibrata e accomodante da generare, a uno sguardo più approfondito, il
sospetto di un’abilità relazionale prima che artistica. Perché se è giusto
riconoscere all’autore il merito di svincolare l’espressione contemporanea
dall’aurea di serietà che spesso la distanzia dalla fruizione comune, allo
stesso modo bisogna rilevare l’assenza d’impostazione critica – ridotta
all’astuzia di un insieme assai gradevole, compensato da qualche riferimento
alla situazione geopolitica – e la natura poco originale delle opere, alcune
delle quali sono soltanto variazioni semplificate di modalità già note.
Probabilmente la reale
personalità dell’artista è da cercare altrove, nel rapporto tra la ripetizione
degli elementi e la loro permutabilità. Che si tratti di alcune figurazioni
replicate sulla carta da parati, di un video frammentato in diversi schermi, di
una serie di fotografie con medesimo angolo visuale, di porzioni di quadro
tagliate e ricomposte, l’effetto conseguente non muta. Cioè l’associazione del
massimo grado della fantasia all’elemento decorativo – poiché la fantasia qui
non coinvolge solo il motivo ma anche la sua disposizione – quale sinonimo di
una libertà più gaia e più ampia.
La
videorecensione della mostra
mostra
visitata il 16 ottobre 2010
dal 16 ottobre 2010 al 13
febbraio 2011
Michael
Lin – The colour is bright the beauty is generous
a cura
di Marco Bazzini e Felix Schöber
C.Arte –
Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci
Viale della Repubblica, 277 – 59100 Prato
Orario: da mercoledì a lunedì ore 10-19
Ingresso: intero € 5; ridotto € 4
Catalogo Silvana Editoriale
Info: tel. +39 05745317; fax +39 0574531901; info@centroartepecci.prato.it; www.centroartepecci.prato.it
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Continuino pure a offrire panini con la porchetta e porcherie pseudo-artistiche, ma devono comprendere che i cittadini pratesi non dormono e se ne sono accorti.
Ma che porchetta. Qui siamo in un museo d'arredamenti d'interni. Ho visto tanti cuscini, comodi sofà e piacevoli tappeti colorati!
paola, cosa vuoi aspettarti da un museo morto?
Museo Pecci, milioni di euro spesi al vento!
Una programmazzine di mostre banali, dettata da favori di amici dei suoi amici. Mostre che non interessano nè il grande pubblico nè il giro degli addetti ai lavori.
Cosa aspettano a chiudere questo cimitero del museo pecci?
Visto che il Museo Pecci di Prato è invisibile come un fantasma, la direzione ha pensato bene di decolarizzarlo a Milano. Purtroppo, rimane comunque sia un fantasma.
Commento di un bimbo di 5 anni di fronte a Spring 2003: "ma... che ci fanno i mobili dell'Ikea al Museo?"
che fosse il figliolo di Luca Rossi?
Noy-a italia. Luca rossi, è un processo di pirolesi chimica che l'ha trasformato in un bambino, ottenuto mediante l'applicazione di calore (ricavato dai piumoni, cuscini tappeti esposti nel Museo Pecci), in completa assenza di ossigeno. La mancanza di ossigeno elimina la combustione e la conseguente esposizione di opere d'arte dannose e nocive alla vista.
Francesca Milano mi hai fatto ridere di cuore
Il bambino, luca rossi è stato sorpreso al Museo Pecci mentre dormiva comodamente, su alcuni morbidi cuscini esposti in una sala. Il custode l'ha visto e gli ha chiesto: che ci fai te costì ? il bambino ha risposto: Scusi, sai... quest'ambiente ovattato e questo comodo divano mi ha fatto venire l'abbiocco!