L’istituzione del Premio Modigliani, nel ‘55, rientra in un più esteso programma dell’Amministrazione comunale livornese volto a educare gli artisti e il pubblico della città sulle più aggiornate tendenze dell’arte italiana e internazionale. Un’operazione che, nello specifico, ha –non ultima- la funzione di costituire una collezione permanente d’arte moderna attraverso l’acquisizione delle opere premiate. Legare il premio alla figura di Amedeo Modigliani è un’esplicita dichiarazione d’intenti avanguardistici in un contesto cittadino dominato dagli “anacronistici epigoni di Fattori” (Carpita, 2005) perché “celebrare Modigliani significava accettare la fine della tradizione macchiaiola […] dunque mettere in dubbio l’identità stessa dell’arte livornese” scrive Patti (2004).
Le prime sei edizioni del premio, nonostante la dichiarata volontà di rappresentare tutte le tendenze artistiche, vedono un prevalere del linguaggio realista dovuto al rapporto privilegiato stretto dall’Amministrazione comunale con la critica militante del fronte realista e con Guttuso stesso. Non mancano comunque aperture sull’Informale come il dripping di Tramonto della luna di Baldessari, o le spatolate alla De Stäel del Paesaggio di Pelliccia, premiati nell’edizione del 1956. E si fa notare pure qualche presenza di realismo non guttusiano, di quell’ambito sviluppatosi a Milano alla metà degli anni ’50, definito “Realismo esistenziale”. Degni di nota sono Darsena (1957) di Luporini e Ragazzi nell’acqua (1959) di Martinelli. Quest’ultimo è premiato nell’edizione del 1959, presieduta da Argan: reso più selettivo, il premio si fa ora ,anche attento alle ricerche segniche e materiche. Tra gli altri sono infatti premiati Nikos Kessanlis e Vinicio Berti.
Ma la vera svolta avviene negli anni ‘60. Con la settima edizione, del ‘63, grazie all’impegno di Alvaro Ballantini e Dario Durbè, viene istituita una sezione ad invito e la giuria è costituita da alcune delle figure più illustri della critica militante. Si decide inoltre di abbinare al premio una mostra che indaghi un aspetto significativo della ricerca artistica recente. Viene così dedicata, agli Aspetti della ricerca informale in Italia fino al 1957 l’esposizione del 1963, curata da Calvesi e dallo stesso Durbè. Il premio si rivolge invece ad una realtà già post-informale e sono invitati artisti rappresentativi di tendenze diverse: da Fieschi a Guccione, Nigro, Strazza, Tancredi o Trafeli.
Il premio successivo, nel 1967, e la mostra parallela si rivolgono ad un ambito pienamente pop: Boatto e Calvesi curano un’esposizione sulla Pop Art americana e i premi maggiori sono conferiti a Titina Maselli (Nello stadio, 1967), Umberto Bignardi (Montaggio, 1966), al giovane Pier Paolo Calzolai (Quadro per Ginestra, 1965), ma soprattutto a Pino Pascali (Grande rettile, 1967).
Acquisito così un notevole nucleo per una collezione, le attenzioni dell’Amministrazione comunale si rivolgono nei primi anni Settanta alla costituzione del Museo Progressivo d’Arte Contemporanea. Si conclude dunque con un felice epilogo la vicenda del Premio Modigliani, esauriti i suoi propositi iniziali.
raffaele bedarida
mostra visitata il 23 gennaio 2005
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