Dichiara
Cristiana Palandri (Firenze, 1977) all’inizio dell’intervista con Milovan Farronato riportata nel catalogo della mostra che la scelta di usare i capelli nelle sue opere nasce dal fatto che “
è un materiale organico” e “
deriva direttamente dall’uomo. È un buon motivo per utilizzarlo con l’intenzione di parlare di se stessi”.
Da ciò deriva la forte sensazione di carica vitale che si riscontra nei lavori di Palandri in mostra da Ugolini (composti, tra gli altri materiali, non solo da capelli ma anche da ossi ripuliti con cura dall’artista). E tuttavia, sembra consistere in un punto di partenza, piuttosto che di arrivo, per le opere stesse. È nell’organizzazione di queste ultime – tre delle quali site specific – che si manifesta l’energia di cui i materiali sono latori: le ciocche di capelli di
Beyond head sono inserite direttamente nel muro, da cui sembrano essere emerse, spuntate come materia viva, appunto, quasi come lava che, invece di solidificarsi, rimane morbida, flessibile. Quello che emerge è una forza, ma una forza ormai trascorsa, sprigionatasi nel passato, che si è ricomposta poi in una immobilità assoluta, per quanto improbabile.
Una forza diventata ormai forma, che si impone come
segno sulla parete bianca. È ancora l’artista a sottolineare la volontà di usare i “
capelli in sostituzione alle linee segnate dalla penna o dalla china”.
Una forza, inoltre, che cristallizzandosi in una forma assume, come si è detto, un’immobilità assoluta, centripeta, inspiegabile: si veda
Zero, in cui da una lunga asta di legno, sospesa in una impossibile posizione obliqua, spuntano insieme ad altri materiali ciocche di capelli: una “
immagine allucinatoria”, per prendere ancora una volta a prestito le parole dell’artista, ma così potente da costituirsi come una nuova realtà. Come succede nella terza opera site specific, in cui ossa e capelli, cera e garza, piume e schiuma poliuretanica creano un nuovo organismo.
Infine, in mostra una delle
Diatomee, disegni poi ricoperti da uno strato di cera. Tratti ormai pietrificati, il cui ricordo continua però a agitarsi.