La mostra su Fabrizio Boschi (1572-1642) a casa Buonarroti si può intendere come la terza parte di un percorso volto ad illustrare la cerchia di artisti che Michelangelo Buonarroti il Giovane volle operosi nella sua casa ad onorare la memoria dell’avo illustre, e che nella loro diversità di inclinazioni e di interessi mostrano la ricchezza e la vivacità dell’ambiente fiorentino tra ansie controriformistiche e elementi protobarocchi.
Nell’ingresso ci accolgono due pale d’altare, genere che insieme all’affresco era prediletto dall’artista, a testimoniare gli esordi e la maturità di Boschi: a partire dalla formazione nella bottega del Passignano, da cui deriva la perizia disegnativa e dove assorbe l’interesse per la pittura veneta, particolarmente nella resa dei tessuti. Ma è il soggiorno romano, tra il 1602 e il 1606, forse a seguito del maestro, che segna una svolta in senso moderno. Come mostra San Pietro e San Paolo separati e condotti al martirio: dalla presenza di rovine sullo sfondo, alla tensione luministica, fino ai volti dei soldati e degli aguzzini, che per la loro brutalità possono ricordare quelli dipinti da Caravaggio nelle pale romane e che Boschi mostra di comprendere in tutto il loro potenziale eversivo. Più ricorrente appare la suggestione delle opere di Rubens: il gusto per la monumentalità e la ricchezza pittorica del fiammingo compaiono costantemente nei decenni successivi, sia in opere di destinazione privata (La castità di Susanna) che nelle grandi pale d’altare, come la Vis
Accanto alle tele troviamo spesso disegni preparatori che ne chiariscono genesi e maturazione: esemplare il caso del San Pietro che libera un’ossessa in cui il mutamento del gesto del santo riesce a conferire alla pala un tono monumentale e solenne. I disegni esprimono inoltre un dominio di questa tecnica davvero notevole: penna, matita, acquerello sono alternati con uguale sapienza, e fin nel dettaglio. Come avviene per Un moribondo di fronte al demonio, all’angelo e alla morte, soggetto gesuita che Boschi riesce a rendere efficace. A questo cospicuo nucleo di opere grafiche appartengono infine anche studi di architetture, cornici e decorazioni che suggeriscono come Boschi intraprendesse anche l’attività di architetto e che anche in quella non mancasse di coniugare “belle idee” e “ nobiltà di maniera”.
silvia bonacini
mostra visitata il 26 luglio 2006
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