L’atmosfera è sacrale. E non solo perché tra le grandi tele di Gaspare Otto Melcher si esibiscono gli artisti del gruppo Santini Del Prete, che a dire il vero incidono la sfera religiosa poco oltre la casualità dei loro nomi (Franco Santini e Raimondo Del Prete). Il sodalizio tra l’artista svizzero ed i non artisti italiani si riversa in un ambiente dal sapore mistico e mitico.
La chiesa di San Zeno, di cui si hanno notizie dal 1029, è uno dei pochi edifici pisani che testimoniano una fase precedente al Duomo di Buscheto e con la sua essenzialità trasmette ancora oggi desiderio di intimità ed abbandono al soprannaturale. La religiosità di un canto pitagorico non poteva trovare un’eco più forte.
Sono sospesi alle pareti quadri equilateri; gocce di diamante abitate da segni color ocra di gestualità impulsiva. Sui supporti non si dispiega nessun soggetto figurativo; eppure c’è omogeneità tra lo spazio e le tele. Non storie affrescate, ma dipinti dal linguaggio informale inserite in un contesto storico, con cui le opere cercano un dialogo basato sulle scelte cromatiche e sulle suggestioni ultraterrene.
Sin dagli anni ‘70, la ricerca di Melcher ruota intorno alla stesura di significanti dalla verve informale. Inizialmente il pittore lavorava alle sue immagini perseguendo una ricerca autonoma, fin quando non scoprì una misteriosa concomitanza tra il proprio lavoro e i segni di Roswell, individuati in New Mexico dopo la presunta apparizione di un Oggetto Volante Non Identificato: nel luglio del 1947 alcuni testimoni videro un UFO attraversare il cielo della cittadina di Roswell, o almeno così sottoscrissero.
La vicinanza alle immagini attribuite ad un contatto extraterreste ha folgorato Melcher, almeno sul piano artistico. Le sue tele dai significanti non immediatamente decrittabili trovano un collegamento esplicito con la sfera del mistero e dell’ignoto. Ogni segno che si affaccia sui suoi quadri si ispira ad un cifra: dall’1 al 9. Parrà strano l’amore per i numeri, dopo quanto detto, eppure Melcher individua proprio nei rapporti matematici il segreto dell’armonia dell’universo: come un nuovo Pitagora, non nasconde la fascinazione verso la perfezione razionale. La musica, il canto pitagorico, è un’emanzione concreta dell’armonia dei numeri, dei tempi e dei ritmi.
Durante il vernissage, come omaggio alla religiosità della matematica, i Santini Del Prete si lanciano in una recitazione musicata dei primi nove numeri, non senza strizzare l’occhio alle accentuazioni parolibere e da intonarumori futuristi. Dietro di loro, vola il canto a sei voci della Compagnia Rossini di Armin Caduff, scritto e diretto dallo stesso Melcher. La concomitanza tra arte e vita, che sta alla radice della ricerca de I Santini Del Prete, tocca con questa performance un aspetto insito nella percezione comune del mondo: il bisogno di credere in qualcosa, di percepire la presenza di uno o più principi informatori, immanenti o trascendenti. Dei, demiurghi o numeri che siano.
silvia bottinelli
mostra e performance viste il 19 marzo 2004
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