Una rassegna d’arte-video-performance, denominazione lunga per un evento poco frequente a Firenze, con il valore aggiunto di una suggestiva ambientazione quale la Limonaia di Villa Strozzi. Si tratta di
Video Shake, iniziativa prodotta dal Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci all’interno della programmazione culturale del Quartiere 4. Un percorso espositivo scandito da due momenti, le
Forme del corpo a cura di Pietro Gaglianò e
Muoviti Fermo! I’m too sad to tell you, progettato da Lorenzo Bruni, per una finalità unica: evidenziare il rapporto profondo tra corpo umano in movimento e specificità del supporto video.
La sala espositiva si presenta scarna, quasi minimale, con tre monitor di differente ampiezza che, da altrettanti angoli, relazionano -in una specie di loop sincronico che dura alcune serate e poi varia- artisti pionieri della sperimentazione video e giovani contemporanei. Stimolati dal divario generazionale e dalla calma solitaria dell’ambiente, si è portati a riflettere su una questione basilare: ovvero se il cinematografo, con le evoluzioni che ha subito nel tempo, non abbia ormai soppiantato la videoarte. In effetti, i primi realizzatori appaiono oggi ingenui per idee e mezzi, mentre i più recenti, quale che sia il loro immaginario, rivelano evidenti reminiscenze filmiche.
Eppure tale constatazione, seppur veritiera, è deficitaria. Poiché non rileva quella traccia che, ancora, resta dominio esclusivo della performance video: la libertà. Il cinema nasce come mezzo espressivo popolare e per questo risponde a esigenze di gusto e consumo, vincoli da cui verosimilmente mai potrà affrancarsi. La videoarte invece, poiché nessuno ne ha aspettative, può permettersi di distaccarsi dalla rappresentazione della realtà per favorirne piuttosto un’epifania.
Si potranno così vedere una serie di azioni, inedite in Italia, a opera di
Bas Jan Ader, tra cui
I’m too sad to tell you. Sono in genere momenti di accentuata intensità emotiva, per esempio la caduta o il pianto, affrontati dall’artista con un’espressività di tipo teatrale, a dimostrazione dell’illogicità della vita. Stesso discorso, in sostanza, per il giovane
Michael Fliri, il quale costruisce, in pieno rispetto del linguaggio cinematografico, piccoli sketch fallimentari. Tra le proposte, quella più convincente è sicuramente
Magical World di
Johanna Billing, progetto musicale collettivo attraverso cui l’artista rivela una capacità matura di trasformare immagini comuni in frammenti intimi, sognanti, musicali.
Riconosciuto lo sforzo e la competenza nella scelta degli autori, bisogna infine segnalare un’insufficienza per quanto riguarda l’allestimento. Le informazioni a disposizione dello spettatore sono troppo poche: soltanto un documento, non troppo preciso su date e descrizioni, e nessuna didascalia a esplicazione dei video. È assurdo ritenere che il pubblico comune, davanti a opere complesse di artisti tuttora poco studiati, possa trarne un’impressione adeguata. Speriamo in meglio per la prossima edizione.
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Mi dispiace correggere... Questi video di Bas Jan Ader non sono inediti...già visti a Caserta, 1996 - Mostra More Than Real...