Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
25
febbraio 2009
fino al 14.VI.2009 Carlo Mollino Firenze, Mnaf
toscana
Automobili e moda, occultismo e sport. Sono i soggetti e gli amori, mutevoli e curiosi, della carriera di Mollino. Esempio di un moderno eclettismo nutrito non da suggestioni estetiche, ma da progresso tecnico e da un’idea scientificamente precisa della storia...
Un aviatore con spessi occhiali saluta il visitatore che entra in mostra e invita a un viaggio, in una città di grattacieli dalle forme purissime, lungo i profili del corpo femminile o i fianchi sinuosi delle montagne coperte di neve. La selezione, curata con dedizione e competenza da Fulvio e Napoleone Ferrari, rende conto delle molte vite che Carlo Mollino (Torino, 1905-1973) seppe crearsi, come una sorta di labirinto dell’anima e dell’immaginazione.
Mollino inizia a occuparsi di fotografia quando ancora il suo valore era più documentario che artistico; per lui la fotografia è figlia di Mnemosine, dea del ricordo. Alla fotografia affida la memoria delle linee razionali e delle atmosfere metafisiche che ha creato come architetto alla Società Ippica Torinese, malauguratamente distrutta nel 1960. Solo da questi scatti possiamo cercare gli elementi culturali del suo linguaggio, in bilico perfetto fra umanesimo – quello degli anni ’30, con inserti in bugnato su superfici razionalmente lisce e donne come colonne classiche – e snobismo mondano, negli inserti barocchi e nei toni surrealisti della Fiaba per i grandi.
Mollino nega la serialità della fotografia e rende ogni scatto un pezzo unico: tagli, fogli, aerografo, chine e lapis sono gli strumenti. “Tutto è permesso” è la regola: nascono così immagini di architetture, di arredi e sportivi che, come un romanzo sapiente, mescolano realtà e immaginazione. Con la pubblicazione nel 1949 del suo Il messaggio della camera oscura e dopo aver già ottenuto riconoscimenti su “Domus” e “Casabella”, Mollino abbandona ufficialmente la fotografia. Sarà professore, pilota acrobatico, designer di mobili oggi ricercatissimi e stimati dal mercato, ma nel privato fu infaticabile nel costruire un universo perfetto, una casa della perpetuità, popolata da un esercito di donne a interpretarne le mille declinazioni e fantasie. I loro corpi imperfetti vengono ridisegnati verso proporzioni impossibili, gli abiti e gli oggetti scelti con cura per fissare una fantasia, o un sogno.
Un gioco segreto, emerso in gran parte dopo la sua scomparsa, di cui non restano tracce documentarie che non siano queste bellezze tra pizzi e tulle, che si trasformano poi in donne disincantate nelle Polaroid degli ultimi anni e in cui l’autore rimane sempre inafferrabile, come in un continuo gioco di specchi.
Con le parole di Giovanni Arpino: “Uno degli ultimi ‘creatori costruttori’ che Torino, città di frontiera, metropoli segreta, laboratorio continuo, ha messo al mondo in questo secolo. Accanito come solo sanno essere i veri studiosi, aristocratico come i veri solitari, maniacale devoto alle proprie liturgie”. Con “una disposizione al nuovo che è segno decisivo per chi precede il tempo sonnacchioso altrui!”.
Mollino inizia a occuparsi di fotografia quando ancora il suo valore era più documentario che artistico; per lui la fotografia è figlia di Mnemosine, dea del ricordo. Alla fotografia affida la memoria delle linee razionali e delle atmosfere metafisiche che ha creato come architetto alla Società Ippica Torinese, malauguratamente distrutta nel 1960. Solo da questi scatti possiamo cercare gli elementi culturali del suo linguaggio, in bilico perfetto fra umanesimo – quello degli anni ’30, con inserti in bugnato su superfici razionalmente lisce e donne come colonne classiche – e snobismo mondano, negli inserti barocchi e nei toni surrealisti della Fiaba per i grandi.
Mollino nega la serialità della fotografia e rende ogni scatto un pezzo unico: tagli, fogli, aerografo, chine e lapis sono gli strumenti. “Tutto è permesso” è la regola: nascono così immagini di architetture, di arredi e sportivi che, come un romanzo sapiente, mescolano realtà e immaginazione. Con la pubblicazione nel 1949 del suo Il messaggio della camera oscura e dopo aver già ottenuto riconoscimenti su “Domus” e “Casabella”, Mollino abbandona ufficialmente la fotografia. Sarà professore, pilota acrobatico, designer di mobili oggi ricercatissimi e stimati dal mercato, ma nel privato fu infaticabile nel costruire un universo perfetto, una casa della perpetuità, popolata da un esercito di donne a interpretarne le mille declinazioni e fantasie. I loro corpi imperfetti vengono ridisegnati verso proporzioni impossibili, gli abiti e gli oggetti scelti con cura per fissare una fantasia, o un sogno.
Un gioco segreto, emerso in gran parte dopo la sua scomparsa, di cui non restano tracce documentarie che non siano queste bellezze tra pizzi e tulle, che si trasformano poi in donne disincantate nelle Polaroid degli ultimi anni e in cui l’autore rimane sempre inafferrabile, come in un continuo gioco di specchi.
Con le parole di Giovanni Arpino: “Uno degli ultimi ‘creatori costruttori’ che Torino, città di frontiera, metropoli segreta, laboratorio continuo, ha messo al mondo in questo secolo. Accanito come solo sanno essere i veri studiosi, aristocratico come i veri solitari, maniacale devoto alle proprie liturgie”. Con “una disposizione al nuovo che è segno decisivo per chi precede il tempo sonnacchioso altrui!”.
articoli correlati
Mollino e Vaccari
silvia bonacini
mostra visitata il 19 febbraio 2009
dal 19 febbraio al 14 giugno 2009
Carlo Mollino – A occhio nudo
a cura di Fulvio e Napoleone Ferrari
MNAF – Museo Nazionale Alinari della Fotografia
Piazza Santa Maria Novella, 14 – 50123 Firenze
Orario: da giovedì a martedì ore 10-19; sabato fino alle ore 23.30
Ingresso: intero € 6; ridotto € 5
Catalogo Fratelli Alinari, € 28 in mostra
Info: tel. +39 055216310; fax +39 0552646990; mnaf@alinari.it; www.alinarifondazione.it
[exibart]