Fernando Arrabal è una figura chiave del panorama culturale contemporaneo. Nel corso della sua carriera si è dedicato principalmente al teatro e alla poesia, ma non ha disdegnato i romanzi, i saggi, il cinema (tra i titoli più noti “Viva la muerte” 1971, e “L’albero di Guernica” 1975, con Mariangela Melato) e le arti visive. E’ su quest’ultimo aspetto che si concentra l’allestimento.
Attraverso 25 libri d’artista viene delineato un percorso in una parte della produzione artistica di Arrabal sconosciuta al grande pubblico. Nato nel 1932 a Melilla, nel Marocco spagnolo, si trasferisce con i genitori in Spagna, dove nel corso della sua giovinezza ha modo di scontrarsi, provando anche la dura esperienza del carcere, con la repressione del regime franchista. E’ proprio l’insofferenza per il mondo culturale e politico spagnolo che lo porta a scegliere la lingua francese per comporre le sue opere letterarie e a trasferirsi definitivamente a Parigi nel 1955. Nella capitale francese entra in contatto con i movimenti avanguardisti e surrealisti dell’epoca e con una serie di figure di spicco del mondo intellettuale, tra cui il disegnatore Topor, lo scrittore Stemberg e il regista Jodorowsky con i quali nel 1962 fonda il Movimento Panico.
L’inizio della realizzazione di libri d’artista è databile al 1964 con Cerimonie, libro illustrato in 17 esemplari, in cui il testo tipografico di Arrabal si unisce ad un’incisione di Pentsch. A partire da quella data Arrabal dà vita ad un lungo percorso caratterizzato da molteplici collaborazioni, tra cui le più prolifiche sono senz’altro quelle effettuate con Julius Baltazar, Patrice Pauperon e Isabel Echarri.
Le opere esposte a Poggibonsi sono datate a partire dagli anni ’80, ad eccezione di Cabezas de muerto en el armario realizzata dal maestro nel ‘55. I libri d’artista sono dei veri e propri oggetti d’arte, con differenze palesi sia dal punto di vista della tecnica (si va dalle incisioni ai disegni a matita o a carboncino fino ad elaborazioni fotografiche), dell’impaginazione (si va dal pieghevole, al testo corredato di incisioni fuori testo, ad oggetti veri e propri) e della grafica (il testo è scritto a mano oppure stampato). La natura poetica dell’opera è determinata essenzialmente dal modo in cui viene impostata la collaborazione tra lo scrittore e l’artista. La vera poesia di questi libri sta nel sapiente dosaggio di parole ed immagini, come accade ad esempio in Sa corolle noire (1988) realizzata con Alekos Fassianos, oppure in Caprices d’un invisibile élan (1991) creato con René Laubiès.
L’armonia che si crea tra Arrabal e il collaboratore di turno prende vita attraverso l’assunzione da parte di quest’ultimo di tutta quella serie di aspetti irrisori, giocosi e provocatori che caratterizzano la personalità del maestro. E’ il caso di opere come La fiancé et le deux sauvages (2002) realizzata con Fronçois Garnier. Qui, la “fidanzata” si destreggia in svariate pratiche sessuali con due “selvaggi” di cui si intravedono esclusivamente i membri in uno sfondo costellato di piccoli peni volanti.
In Disciplina de amor (2004) realizzato insieme a Catherine Millet e Michel Houellebecq, tre libri sono sistemati in una valigia di metallo contenente svariati oggetti necessari alla pratica della disciplina dell’amore. Talvolta è il testo stesso a farsi illustrazione, come in Marelle (2002), eseguito con Isabel Echarri, in cui le parole campeggiano sul fondo bianco in un gioco di poesia visiva.
Ci sono infine delle vere chicche, come Cuatro sueños isabelinos: un libro con una copertina di legno e pagine in cui è intagliato il profilo dello stesso Arrabal con gli occhiali in testa.
sara paradisi
mostra visitata il 22 ottobre 2005
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