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23
dicembre 2009
fino al 15.II.2010 Betty Woodman Firenze, Palazzo Pitti
toscana
Eclettica, leggera, stimolante. La creatività di Betty Woodman spazia dalle panchine in bronzo colorato che fronteggiano la facciata del Museo alle leggiadre e delicate porcellane invetriate...
La genetica della storia dell’arte
c’è tutta ma, nella complessa struttura del Dna della creatività –
impercettibili mutazioni, volute e studiate da Betty Woodman (Norwalk, Connecticut, 1930; vive
a New York e Bagno a Ripoli, Firenze), modificano le forme di porcellana, le
rendono moderne, le consegnano alla contemporaneità.
Vasi e suppellettili, esposti al
Museo delle Porcellane di Palazzo Pitti, allertano l’imprevedibile. Sono
porcellane di Sèvres, ma ne sovvertono la percezione comune: la rassicurante delicatezza delle
forme e dei decori è infatti violata. Lo spunto arriva dalla manifattura settecentesca e
ottocentesca, ma gli oggetti contengono sbavature strutturali nei bordi, nei
manici, nei vassoi… nei titoli.
Sono forme attorcigliate e
asimmetriche, “strapazzate oltre l’immaginabile, fin dalla modellazione nel
pregiato impasto”,
scrive Cristina Acidini. Eppure sono leggere, allegre e sorprendenti.
C’è vitalità in queste sagome
irregolari e tuttavia armoniche. Lo smalto intensamente colorato, le striature
in oro, le griglie, le macchie: Colette, Brigitte Bardot, Puccini, tutto sta a dimostrare la
duttilità dell’artista. Woodman possiede una personalità versatile e una
libertà culturale che le permettono di affrontare e sdoganare la separazione
fra arte e artigianato. Le sue opere, commenta Ida Panicelli, “sono oggetti
di frontiera essi stessi, situati al confine di molti linguaggi e significati,
oggetti funzionali che al tempo stesso eludono la funzione”.
Le teche dei mutanti si integrano perfettamente nelle
stanze del Museo, fra le porcellane napoletane di fine Settecento e la
collezione di Sèvres dell’Ottocento. Le chicchere di Woodman trovano sempre
risonanza nel passato, ma rivelano capacità di sperimentazione artistica
assolutamente connessa a grande professionalità ed esperienza.
Betty Woodman, del resto, ha
lavorato per molti anni presso la Manifattura di Sèvres, dove ha imparato l’uso
della porcellana e ha assorbito il gusto del colore, dell’oro, e quel dono di
rendere le sue opere moderne pur nella continuità col passato. Ogni tanto, fra
la scrosciante cascata di colori, sosta splendido il bianco biscuit. Spesso
dedicati a grandi personaggi, i candidi vasi bifronte si fronteggiano due a due,
e Rossini, Gauguin, Verdi e Massenet giocano un ruolo di riflessione e
di pausa nel fraseggio degli smalti colorati.
Il percorso espositivo guida il
visitatore a soffermarsi sulla serie di monoprint a rilievo con foglia d’oro che l’artista ha
realizzato nel 1989-91 presso la Solo Press di New York. I soggetti sono gli
stessi delle porcellane, ma le stampe a rilievo “sono immagini delle mie
immagini, ispirate a oggetti del XVIII secolo: nature morte”, come le definisce la stessa
artista.
La foglia d’oro le impreziosisce,
il rilievo le vitalizza, il segno deciso e raffinato esalta la serenità e la
delicatezza del vasellame e di tutta la mostra.
Ma la leggerezza non esaurisce
l’artista. Woodman stupisce qui e pure alla Galleria Bagnai, con una grande
scultura in bronzo.
c’è tutta ma, nella complessa struttura del Dna della creatività –
impercettibili mutazioni, volute e studiate da Betty Woodman (Norwalk, Connecticut, 1930; vive
a New York e Bagno a Ripoli, Firenze), modificano le forme di porcellana, le
rendono moderne, le consegnano alla contemporaneità.
Vasi e suppellettili, esposti al
Museo delle Porcellane di Palazzo Pitti, allertano l’imprevedibile. Sono
porcellane di Sèvres, ma ne sovvertono la percezione comune: la rassicurante delicatezza delle
forme e dei decori è infatti violata. Lo spunto arriva dalla manifattura settecentesca e
ottocentesca, ma gli oggetti contengono sbavature strutturali nei bordi, nei
manici, nei vassoi… nei titoli.
Sono forme attorcigliate e
asimmetriche, “strapazzate oltre l’immaginabile, fin dalla modellazione nel
pregiato impasto”,
scrive Cristina Acidini. Eppure sono leggere, allegre e sorprendenti.
C’è vitalità in queste sagome
irregolari e tuttavia armoniche. Lo smalto intensamente colorato, le striature
in oro, le griglie, le macchie: Colette, Brigitte Bardot, Puccini, tutto sta a dimostrare la
duttilità dell’artista. Woodman possiede una personalità versatile e una
libertà culturale che le permettono di affrontare e sdoganare la separazione
fra arte e artigianato. Le sue opere, commenta Ida Panicelli, “sono oggetti
di frontiera essi stessi, situati al confine di molti linguaggi e significati,
oggetti funzionali che al tempo stesso eludono la funzione”.
Le teche dei mutanti si integrano perfettamente nelle
stanze del Museo, fra le porcellane napoletane di fine Settecento e la
collezione di Sèvres dell’Ottocento. Le chicchere di Woodman trovano sempre
risonanza nel passato, ma rivelano capacità di sperimentazione artistica
assolutamente connessa a grande professionalità ed esperienza.
Betty Woodman, del resto, ha
lavorato per molti anni presso la Manifattura di Sèvres, dove ha imparato l’uso
della porcellana e ha assorbito il gusto del colore, dell’oro, e quel dono di
rendere le sue opere moderne pur nella continuità col passato. Ogni tanto, fra
la scrosciante cascata di colori, sosta splendido il bianco biscuit. Spesso
dedicati a grandi personaggi, i candidi vasi bifronte si fronteggiano due a due,
e Rossini, Gauguin, Verdi e Massenet giocano un ruolo di riflessione e
di pausa nel fraseggio degli smalti colorati.
Il percorso espositivo guida il
visitatore a soffermarsi sulla serie di monoprint a rilievo con foglia d’oro che l’artista ha
realizzato nel 1989-91 presso la Solo Press di New York. I soggetti sono gli
stessi delle porcellane, ma le stampe a rilievo “sono immagini delle mie
immagini, ispirate a oggetti del XVIII secolo: nature morte”, come le definisce la stessa
artista.
La foglia d’oro le impreziosisce,
il rilievo le vitalizza, il segno deciso e raffinato esalta la serenità e la
delicatezza del vasellame e di tutta la mostra.
Ma la leggerezza non esaurisce
l’artista. Woodman stupisce qui e pure alla Galleria Bagnai, con una grande
scultura in bronzo.
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Woodman – L’allegra vitalità delle porcellane
a cura di Ornella Casazza
Palazzo Pitti – Museo delle Porcellane
Piazza dei Pitti, 1 – 50125 Firenze
Orario: tutti i giorni ore 8.15-18.15 (fino al 24 ottobre), ore 8.15-17.15
(fino al 31 ottobre), ore 8.15-16.15 (fino a febbraio); chiuso il primo e
l’ultimo lunedì del mese
Ingresso: intero € 7; ridotto € 3,50
Catalogo Sillabe
Info: tel. +39 0556802066; argenti@polomuseale.firenze.it;
www.polomuseale.firenze.it/musei/porcellane/
[exibart]