La genetica della storia dell’arte
c’è tutta ma, nella complessa struttura del Dna della creatività –
impercettibili mutazioni, volute e studiate da
Betty Woodman (Norwalk, Connecticut, 1930; vive
a New York e Bagno a Ripoli, Firenze), modificano le forme di porcellana, le
rendono moderne, le consegnano alla contemporaneità.
Vasi e suppellettili, esposti al
Museo delle Porcellane di Palazzo Pitti, allertano l’imprevedibile. Sono
porcellane di Sèvres, ma ne sovvertono la percezione comune:
la rassicurante delicatezza delle
forme e dei decori è infatti
violata. Lo spunto arriva dalla manifattura settecentesca e
ottocentesca, ma gli oggetti contengono sbavature strutturali nei bordi, nei
manici, nei vassoi… nei titoli.
Sono forme attorcigliate e
asimmetriche, “
strapazzate oltre l’immaginabile, fin dalla modellazione nel
pregiato impasto”,
scrive Cristina Acidini. Eppure sono leggere, allegre e sorprendenti.
C’è vitalità in queste sagome
irregolari e tuttavia armoniche. Lo smalto intensamente colorato, le striature
in oro, le griglie, le macchie:
Colette,
Brigitte Bardot,
Puccini, tutto sta a dimostrare la
duttilità dell’artista. Woodman possiede una personalità versatile e una
libertà culturale che le permettono di affrontare e sdoganare la separazione
fra arte e artigianato. Le sue opere, commenta Ida Panicelli, “
sono oggetti
di frontiera essi stessi, situati al confine di molti linguaggi e significati,
oggetti funzionali che al tempo stesso eludono la funzione”.
Le teche dei
mutanti si integrano perfettamente nelle
stanze del Museo, fra le porcellane napoletane di fine Settecento e la
collezione di Sèvres dell’Ottocento. Le
chicchere di Woodman trovano sempre
risonanza nel passato, ma rivelano capacità di sperimentazione artistica
assolutamente connessa a grande professionalità ed esperienza.
Betty Woodman, del resto, ha
lavorato per molti anni presso la Manifattura di Sèvres, dove ha imparato l’uso
della porcellana e ha assorbito il gusto del colore, dell’oro, e quel dono di
rendere le sue opere moderne pur nella continuità col passato. Ogni tanto, fra
la scrosciante cascata di colori, sosta splendido il bianco biscuit. Spesso
dedicati a grandi personaggi, i candidi vasi bifronte si fronteggiano due a due,
e
Rossini,
Gauguin,
Verdi e
Massenet giocano un ruolo di riflessione e
di pausa nel fraseggio degli smalti colorati.
Il percorso espositivo guida il
visitatore a soffermarsi sulla serie
di monoprint a rilievo con foglia d’oro che l’artista ha
realizzato nel 1989-91 presso la Solo Press di New York. I soggetti sono gli
stessi delle porcellane, ma le stampe a rilievo “
sono immagini delle mie
immagini, ispirate a oggetti del XVIII secolo: nature morte”, come le definisce la stessa
artista.
La foglia d’oro le impreziosisce,
il rilievo le vitalizza, il segno deciso e raffinato esalta la serenità e la
delicatezza del vasellame e di tutta la mostra.
Ma la leggerezza non esaurisce
l’artista. Woodman stupisce qui e pure alla Galleria Bagnai, con una grande
scultura in bronzo.