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Pochi artisti hanno calamitato intorno alla propria figura, alla propria vita e al proprio lavoro un’attenzione, un interesse estetico e un grado di miticità iconica come Amedeo Modigliani.
L’artista maledetto e bohemien certo, ma anche la malattia, le numerose amanti, i viaggi mentali verso le aree remote del pianeta e la morte precoce sono solo alcuni dei fattori che hanno trasformato un grande artista italiano in un eroe romantico universale.
La mostra allestita nelle sale di Palazzo Blu a Pisa ripercorre la genesi, lo sviluppo e l’affermazione dell’opera di Modì in relazione alla cosiddetta Scuola di Parigi. Tale termine, coniato dal critico d’arte André Warnod, indicava quel gruppo di artisti, molti di origine ebraica in fuga dalle discriminazioni dei loro paesi d’origine, così poco ortodossi nei confronti delle Avanguardie storiche del periodo, quali Cubismo, Futurismo, Dada e Surrealismo. Nel caso di Amedeo Modigliani questi movimenti artistici confluirono in maniera disomogenea nel suo bagaglio di conoscenze ed esperienze senza mai approdare a una sincera e profonda adesione totalizzante e iscrivibile entro un preciso schema avanguardistico.
Il percorso allestitivo si fonda su un corpus di settanta opere appartenenti al Centre Pompidou di Parigi e su una suddivisione in sette sezioni ben descritte e ben bilanciate tra loro.
Dopo aver espresso una forte propensione al disegno e alle Belle Arti in generale, il giovane Amedeo conquista il permesso famigliare – o meglio quello della madre che ottenne l’affidamento dei figli – di impugnare a tempo pieno il pennello. In questi anni si denota nei suoi primi lavori la forte influenza dei macchiaioli, conseguente alla partecipazione ai corsi livornesi di Guglielmo Micheli, allievo di Giovanni Fattori. Tale periodo di formazione si esprime pienamente nel dipinto crepuscolare Piccola strada di campagna presente all’inizio della mostra.
Nel 1906 Modigliani arriva a Parigi, culla dell’arte contemporanea del tempo e vulcano perpetuamente in eruzione di novità e spunti creativi. Trasferitosi in una zona degradata di Montmartre stabilisce subito un diretto contatto con poeti, scrittori e pittori di ogni sorta.
La situazione nella capitale francese al momento del suo arrivo è particolarmente vivace e ricca di avvenimenti importanti. Questi anni, infatti, segneranno un forte tratto di discontinuità nella storia dell’arte europea in quanto l’anno precedente c’era stata la mostra dei Fauves al Salon d’Automne, nel 1906 ci sarà la grande mostra postuma di Cézanne e l’anno seguente Picasso dipingerà Le Demoiselle d’Avignon. Più che la decostruzione prospettica picassiana, sarà la ricerca introspettiva delle figure di Cézanne a scuotere la coscienza di Modigliani che troverà proprio nel pittore di Aix lo stimolo definitivo verso una rappresentazione figurativa capace di riscrivere in maniera personale e più intima le regole della similarità dei soggetti ritratti.
La terza sezione della mostra, e indiscutibilmente la più riuscita, è dedicata alla scultura e in particolare al rapporto con Costantin Brancusi. I cinque anni che trascorsero tra il 1909 e il 1914 vedono Modigliani rivolgere la propria attenzione e il proprio lavoro quasi esclusivamente verso la forma scultorea. Grazie al rapporto con i fratelli collezionisti e amanti d’arte Paul e Jean Alexandre, di cui in mostra vi è un meraviglioso ritratto del 1909, Amedeo conoscerà lo scultore di origini rumene di cui diventerà amico e confidente. Questo stretto rapporto tra i due artisti, gli studi antropologici sull’arte africana, l’enorme collezione d’arte egiziana presente al Louvre e la conoscenza dell’arte bizantina rappresentano le fonti d’inspirazione iniziatiche che fondano le basi teoriche e metodologiche dell’opera scultorea di Modigliani. Figure eteree, ieratiche e austere emergono dalla fredda pietra attraverso il taglio diretto.
La Testa di Donna, che troneggia nel centro della sala, riassume perfettamente la rappresentazione schematica ed essenziale che fornisce all’artista livornese un nuovo metodo di lettura in cui si semplificano le attitudini e i gesti in una simmetria compositiva atta a raffigurare la stabilità dell’ordine esteriore per arrivare alla smaterializzazione dell’uomo e del mondo fisico. Tale approdo espressivo, in scultura come in pittura, deriva da un attento studio dell’arte bizantina in cui la rappresentazione elimina l’oggetto ritenuto superfluo per tendere verso un’intensa significazione dei gesti posti in uno stato di smaterializzazione fuori dal tempo.
Attribuendo alla sua arte questa essenza metafisica dell’immagine Modigliani sembra prolungare la vita alle persone che posano per lui. Ragazzo dai capelli rossi, Gaston Modot, Ritratto di Dèdie e la meravigliosa Donna col colletto bianco, poste nella sesta sezione “Ritrattista geniale”, esemplificano enormemente questo concetto. Le figure rappresentate rubano letteralmente lo sguardo del visitatore, immergendolo, attraverso un magnetismo ipnotico, nel mondo interiore del soggetto. I ritratti non riflettono un’osservazione esteriore, ma la visione interiore e più nobile nata dalla stretta relazione con l’artista che tende alla spersonalizzazione apparente per cercare una chiave di lettura più intima, celata dal soggetto ritratto e che sembra dialogare in un rapporto paritetico con Modigliani.
Magistrale disegnatore, Modì, dissipa la monotonia delle forme troppo simmetriche attraverso delle deformazioni fisiche che appaiono di grande raffinatezza. Egli assottiglia i contorni rilasciando una perfetta miscela di dolcezza ed esotismo in cui ha luogo una purificata contemplazione capace di sedurre lo spettatore. Questa intenzione comunicativa è ben sintetizzata dal dipinto Nudo sdraiato che svela un’immagine simbolica dalla quale emerge una grande sensualità colloquiante in maniera privata e impudica col concetto di eternità e di bellezza assoluta che Modigliani, a dispetto dei critici dell’epoca, voleva rappresentare.
La sezione sul rapporto col Cubismo, quella incentrata sui disegni e quella che analizza la cerchia di amici parigini concludono il viaggio all’interno del mondo di Modigliani. Un viaggio che è un invito alla ricerca di quel segreto custodito negli sguardi, nelle movenze e nell’eternità delle figure di Modì.
Diego Faa
mostra visitata il 3 novembre
Dal 3 ottobre 2014 al 15 febbraio 2015
Amedeo Modigliani et ses amis
BLU | Palazzo d’Arte e Cultura
Lungarno Gambacorti, 9
56125 – Pisa
Orari: dal lunedì al venerdì dalle 10:00 alle 19:00 e il sabato e la domenica dalle 10:00 alle 20:00
Info: http://palazzoblu.it/