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Il settecentesco Palazzo Fabroni di Pistoia, da lungo tempo divenuto polo espositivo, ospita un’ampia mostra di Giorgio Ulivi, artista pistoiese d’adozione ma nativo di Vicopisano (1936), che propone un focus sulla sua lunga carriera artistica. Sono infatti presentate per la prima volta molte realizzazioni degli anni Sessanta, poco note ma non per questo meno interessanti. Questo “antico” nucleo di opere, sapientemente scelto dalla curatrice della mostra Anna Brancolini, è dato per la maggior parte da carte dalle dimensioni piuttosto esigue, dalle quali emergono forme polimorfe dal segno fortemente incisivo di chiaro sapore espressionista.
L’apprezzamento che Ulivi ha sempre nutrito per il gruppo Co.Br.A. è altresì evidente nelle sue prime opere che rivelano richiami ai simboli mistici dell’inconscio, ai disegni infantili e alle forme primitive. Da qui prende avvio un percorso coerente dell’espressività artistica dell’artista che, seppur aperto alle manifestazioni europee ed extraeuropee, mantiene una coerenza di fondo senza paura di citazioni o autocitazioni ed evidenzia un’originale autonomia di modi e d’intenti.
L’esposizione allestita all’insegna della pulizia e del rigore formale propone una settantina di opere, alcune anche tridimensionali, che segnano le tappe salienti della produzione di Giorgio Ulivi.
Dagli anni Settanta prevale una maggiore assolutezza stilistica, la linea diviene retta e il geometrismo prende il sopravvento; l’introduzione di materiali diversi come rete metallica, resine, oggetti vari e smalti prendono il posto delle tempere e degli inchiostri usati su carta. Questo modo di operare caratterizzerà anche la produzione degli anni seguenti con superamenti e ritorni a certi schemi formali che fanno sì che l’ampia gamma di materiali e tecniche usate dall’artista sia sempre presente e attuale. Ulivi instaura dunque un dialogo assiduo con le proprie opere, un intreccio costante di modi, tecniche e forme che sottolineano questo continuo suo ripescare in un passato recente per attualizzarlo, rileggerlo, rivisitarlo.
Con gli anni Ottanta Ulivi apre ancora di più verso una riflessione sulla felicitas operandi, quella gioia e quella libertà che fa del colore acceso e squillante la caratteristica essenziale. Una “festa di colori” dalle sfumature dolcissime di cui si intravedono le iniziali germinazioni già nelle opere del periodo iniziale. Nella carriera artistica di Ulivi, dunque, il prima e il dopo sono un tutt’uno che si interseca; un prima e un dopo che a seconda dei momenti sono più o meno evidenti, che affiorano, scompaiono, riemergono…
L’esposizione deve quindi essere intesa come un dialogo di esperienze che ogni fruitore legge secondo la propria sensibilità senza bisogno di mediazioni critiche ma lasciandosi guidare dalle sensazioni che emergono fra tratti calligrafici e colori, segni e guizzi di luce.
Enrica Ravenni
mostra visitata il 13 dicembre 2014
Dal 13 dicembre 2014 al 15 febbraio 2015
Giorgio Ulivi, tra segno e luce
Palazzo Fabroni
Via Sant’Andrea, Pistoia
Orari: dal giovedì alla domenica e festivi dalle 10 alle 18