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fino al 15.VI.2004 Bindo Altoviti tra Raffaello e Cellini Firenze, Museo del Bargello
toscana
Bello, ricco, intelligente e raffinato. Ecco Bindo Altoviti, mecenate del Rinascimento, presentato in poche opere sceltissime. E in un catalogo approfondisce la figura di un collezionista e committente privato vicino a papi e corti. Ma indipendente e attaccato ad ideali di libertà e grandezza…
Una mostra di qualità altissima e di rara concentrazione è ospitata nelle sale al pianterreno del Bargello, che si candida a collaborazioni internazionali di grande spessore. La mostra è costruita principalmente intorno ai due ritratti di Bindo Altoviti, eseguiti da Raffaello e da Cellini a distanza di molti anni, che permettono alcuni confronti eccezionali. Innanzitutto perché i due ritratti sono ormai da tempo migrati in collezioni statunitensi, e questa edizione fiorentina della mostra (che ha avuto una prima edizione all’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston) ha consentito di riunire insieme anche altre committenze e opere dell’ambito di Altoviti.
Il ritratto di Bindo eseguito da Raffaello e ammirato da Vasari e Michelangelo mostra un giovane di bellezza straordinaria, con lunghi capelli biondi che si gira verso l’osservatore ed è ben sottolineata la sua somiglianza con gli angeli o con figure di giovani santi dipinte da Raffaello. Si trattava per Bindo ventenne della prima importante commissione ad un artista. A Raffaello si deve anche la Madonna dell’Impannata -così chiamata dalla finestra che si scorge sullo sfondo– dipinta per la residenza fiorentina degli Altoviti e confiscata da Cosimo I assieme a tutti i possedimenti Altoviti all’indomani della vittoria su Siena e su coloro che ancora contrastavano il suo potere autocratico. Infatti Bindo – nonostante avesse guadagnato fama e fortuna durante il papato di Leone X Medici e Clemente VII Medici – era sposato con la nipote di Pier Soderini – gonfaloniere a vita della prima repubblica – e cercò di avversare la nascita del granducato di Cosimo, arrivando a finanziare un intero esercito per combatterlo.
Le domande si affollano osservando questo volto nel trascorrere degli anni: era un opportunista o un antimediceo convinto? Nella seconda sala Bindo e Cosimo si affrontano in un faccia a faccia di straordinaria intensità: Benvenuto Cellini lavorò ai busti quasi in contemporanea e c’è ragione di credere che Cosimo vedesse nella bottega il busto dell’avversario. Ma anche così i due uomini non potrebbero sembrarci più diversi: il Busto di Cosimo I, che fa parte delle collezioni del Bargello, mostra un guerriero all’antica e una complessa decorazione sul torace, lo sguardo alzato e terribile. Bindo ha invece dalla sua la semplicità e la severità: una casacca liscia, un volto che emana una saggezza maggiore degli anni e una cuffia lavorata, unico vezzo per dispiegare le abilità di Cellini.
Attorno a questi due estremi medaglie, sculture antiche, libri e disegni cercano di ricostruire i rapporti con Vasari, che decorò il palazzo romano degli Altoviti, purtroppo perduto come quello fiorentino, Salviati, e Michelangelo, che gli fu amico e gli donò un cartone dell’Ebbrezza di Noè. A tutto questo si aggiunge il catalogo, ponderoso ed esaustivo, che oltre le opere in mostra delinea le vicende della famiglia, degli interessi musicali meno “ visibili” di Bindo Altoviti e gli restituisce un posto d’onore tra i grandi del Cinquecento.
silvia bonacini
mostra visitata il 1 marzo 2004
fino al 15 giugno 2004
Museo nazionale del Bargello, via del Proconsolo 4
Orario e giorni di chiusura martedì –domenica, 1° e 3° lunedì del mese ore 8.15-18.00. Chiuso il 2°e 4° lunedì del mese.
Biglietto € 7 (comprensivo dell’ingresso al Museo del Bargello)
Telefono 0552654321 Firenze Musei
Servizi Alle ore 15, 16 e 17 di ogni giorno di apertura sono previste visite guidate gratuite in lingua italiana e inglese
Catalogo Edizione Isabella Stewart Gardner Museum stampato da Electa
www.bindoaltoviti.it
[exibart]