Passeggiando a Forte dei Marmi, attorno a piazza Marconi, capita d’essere stranamente attratti da due piccoli manifesti attaccati dietro un vetro opaco per la salsedine. L’occhio cade fatalmente su di un’immagini mai vista prima, ma così familiare da essere riconoscibilissima: una sagoma bianca spogliata di se stessa si contorce disperata in un posacenere zeppo di mozziconi di sigarette. E tutto diventa chiaro. E’ un’opera del controverso Mark Kostabi. Facendo capolino dentro la piccola stanza, “succursale” della galleria Faustini, vediamo materializzarsi l’originale “Smelling the Roses”, uno dei quadri più recenti – e più grandi (103 per 103 centimetri) – dell’artista americano. Una mostra di Kostabi, dunque. Imprevedibile e inaspettata. Perché stavolta il poliedrico e onnipresente Kostabi non ha fatto chiasso. Niente presenzialismo e niente inaugurazione in pompa magna. Si tratta quindi di una presenza non calcolata, di un’improvvisazione. Rafforzata dalla collaborazione – come sapremo poi – della Galleria d’arte Nuova Gissi di Torino, che ha recentemente ospitato una sua personale. Entrare e visitare la mostra, poi, diventa inevitabile. Non tanto per l’eccezionalità dell’evento, quanto piuttosto per quelle tonalità che s’accendono con intermittenza. E anche per il suo “sfumato”, che nonostante abbia poco di originale è sapientemente calibrato. Se poi lasciamo parlare l’immagine abbandonandoci a una possibile percezione emotiva, non è difficile dimenticare l’angosciosa “fabbrica dell’arte” messa su da Kostabi e dalla sua scuderia. La ripetitiva presenza di figure umane spersonalizzate – manichini animati senza volto, ma così flessibili da sembrare di gomma – non disturba. Anzi, intriga. C’è qualcosa di indefinibile nell’arte di Kostabi. Qualcosa che attrae, che piace, che inganna. Sarà forse la provocazione, la serialità o l’acido consenso. Sarà forse la griffe diffusa, il ribaltamento concettuale del processo artistico o il “ritmo dell’ispirazione ”. Sarà, forse. Certamente è Pop Art. E questo spiega molte cose. Peccato per alcune note stonate, che distraggono dal fascino dei colori: l’eccesso di “citazioni”, infatti, guasta un po’. Vada per la serialità figurativa, ma trovarsi di fronte a riproduzioni – contaminate, ma esageratamente “fedeli” all’originale – dei girasoli di Van Gogh, delle piazze d’Italia di De Chirico o dei cieli di Magritte, beh, è deludente. D’altra parte ci sono anche opere che stupiscono positivamente. E’ il caso dei critici richiami “spirituali” dei dipinto “Mayflower Madams or Two Cultures (Land and Sea)”, esposto in galleria insieme al raro bianconero di “Calculating Woman” o all’autunnale “Private property ”.
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Mark Kostabi – The rhythm of inspiration; Forte dei Marmi, Galleria Faustini;
piazza Marconi, 2-3 A; Fino al 15 agosto 2002; Orario: tutti i giorni 16-20, 21-24; Catalogo in mostra con testi di Luca Beatrice; Ingresso libero; telefono e fax 0584 83742; e-mail galleriafaustini@yahoo.com [exibart]