Il soggetto dei piedi non è nuovo nella fotografia, basta pensare alle immagini Running Legs del 1940-41 di Lisette Model (1901-1983) o al famoso Ein-FuĂ-Gänger di Otto Steinert (1915-1978) del 1950. Tutti questi piedi sono in movimento sulle strade.
Le immagini di Alessandro Mencarelli , invece, mostrano piedi su vari pavimenti in interni, fotografati sotto i tavoli con una macchina digitale ed esposte su stampe lambda a colori.
Guardando queste fotografie si rimane turbati da una strana sensazione di presenza nellâassenza.
Câè sempre qualcun altro nelle fotografie, visibile dalle ginocchia in giĂş.
Lâidea di potersi immaginare la figura secondo le calzature che indossa, lascia però una delusione amara nel visitatore, nonostante la visione di un paio di pantaloni senegalesi o una deliziosa coppia di piedi femminili incrociati e accostati lateralmente, singolari per la loro posizione diversa dalle altre.
Le persone, isolate in carceri e quindi escluse dalla vita comune, non appaiono nelle immagini di Mencarelli. Lâautore, nello stesso tempo avvocato difensore, riesce a farci sentire lâatmosfera dellâattesa quando incontra i detenuti durante il colloqio. Il breve tempo del colloquio comporta agitazione in ambedue le parti oltre alla speranza di ritrovare la libertĂ per i detenuti. Sembra che questa tensione si rispecchi anche nei movimenti dei piedi fotografati. Mencarelli sfrutta la sua posizione per fare vedere una parte della societĂ che non è quasi mai visibile e invita a riflettere su questa situazione che, generalmente, è cancellata dalla coscienza comune.
Inoltre le immagini della stanza durante lâattesa del detenuto, fissate in un paio di riprese di pareti e montate in modo intelligente nello spazio espositivo della Print Service, trasmettono la sensazione dellâatmosfera fredda del carcere. Queste immagini sono rubate, spiega lâautore, non ai singoli individui ma al sitema.
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