In principio era baiula, che significa portatrice. Il latino volgare trasforma la parola in baila, ma la genesi linguistica non finisce qui; interviene una successiva metatesi ed arriviamo all’attuale balia. Colei che porta: porta latte, vita e affetto ma porta anche il peso della colpa o il dolore per l’abbandono dei figli propri. Con questa mostra si è voluto dare visibilità a generazioni di donne di Toscana che con difficoltà e laceranti separazioni hanno sostenuto l’economia della regione nei periodi di crisi. Quest’anno la Festa della Toscana è dedicata anche a loro, come a tutte le donne che hanno reso questa terra, terra di diritti e libertà.
E donna e madre è Patrizia Gozzini, l’artista che con la sua installazione ha contribuito alla suggestione del toccante percorso che ci attende. 60 fasce bianchissime stese ad asciugare come un bucato di campagna e mosse da un proprio sentimento o piuttosto come se un vento, invisibile quanto potente, le agitasse dal passato remoto così ci descrive l’opera Pietro Gaglianò che ne ha curato la presentazione. Queste parole ben esprimono il senso di dolcezza e di lacerante dolore che ci accompagna in questo antico corridoio del sotterraneo dell’Istituto degli Innocenti.
Quasi un sussurro dialoga muto tra le fasce e le antiche seggiole vuote delle balie che obbligano il visitatore a un cammino veicolato e suggestivo. Sorrisi è il titolo dell’opera, come sorrisi sono chiamati alcuni panni utilizzati per fasciare i neonati. Ma ci sono sorrisi anche nelle foto che ritraggono volti di bambini e delle loro balie, sorrisi velati da pesanti assenze affettive, che l’artista ha ben interpretato con l’uso del bianco. Pura assenza di colore ed emblema di lutto in alcune civiltà orientali e nell’antica Grecia.
E’ stata una sfida vinta, un significativo arricchimento porre un’opera d’arte contemporanea in una mostra e in un luogo così imperniati di passato. Un’esperienza riuscita, un messaggio che è trasversale alla storia e che contribuisce al piacere della visita, se per piacere s’intende intensità di emozioni, toccanti note che coinvolgono rapporto madre-figli e un tuffo in un passato spesso ignorato.
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Il sito della mostra
daniela cresti
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