Tessa den Uyl (1973), giovane artista olandese, da qualche anno residente a Firenze, realizza video e fotografie di forte intensità melodrammatica. Il video Rumbowling part II, in mostra, rappresenta una delle fasi successive di Urv-ArÂ, titolo principale del lavoro, iniziato nel 2004.
Urv-Ar è un progetto di cinema d’artista concepito come work in progress. Il programma prevede il compimento di un opera che sia il risultato di un numero imprecisato di film a se stanti, concepiti come frammenti di esperienze quotidiane. I video saranno presentati singolarmente, contraddistinti dal sottotitolo, fino alla conclusione del ciclo quando confluiranno in un opera globale. Concettualmente, i lavori si concentrano sulla metafora che lega la fertilità della terra a quella dell’ intuizione creativa che risiede nelle menti feconde.
“Il primo video “URV-ARÂ Terra Fertile” spiega den Uyl, “tratta di un personaggio, un uomo di media età che scava ‘sopra e sotto terra’, cioè nelle emozioni e nell’intelletto. La sua mente risulta essere la vera prigione; ma, al tempo stesso, essa è anche il luogo dove ogni rivoluzione può accadere…”
Rumbowling è la seconda tappa del viaggio. Il personaggio, l’artista stessa, è vestita da clown, simbolo del dualismo che contrappone l’essere all’apparire. Si presenta fragile quasi disincarnata, sullo sfondo arancione di un set teatralmente minimale. Seduta a gambe incrociate, trattiene in grembo una barca di carta. Con le mani, la pone su una lastra di vetro appena percettibile in primo piano. Come trasportata dalla corrente calma l’imbarcazione prende il largo, fino ad uscire di scena. E’ così che il pagliaccio dà avvio ad una serie di gesti rituali, accompagnati dal sottofondo ripetuto di un arpeggio di chitarra classica. Estrae una bacchetta magica dall’abito, con la punta della quale afferra alle sue spalle una casetta di carta per posarla oltre la lastra, verso lo spettatore. L’obbiettivo si apre sulle mani meticolosamente impegnate ad avvolgere una corda bianca. Poco dopo vedremo pendere nel vuoto le gambe intirizzite del clown, mentre, in primo piano, la casa brucerà lentamente fino a spengersi.
Questo lavoro è disarmante per la semplicità con la quale descrive la psicologia e le percezioni che preparano il momento del suicidio. Den Uyl riesce a collegare fra loro con una consequenzialità fluida e naturale, il trascorrere degli attimi all’evolversi dei pensieri, vivificando questi ultimi nelle azioni del clown.
L’artista assegna a pochi oggetti allegorici la descrizione degli ultimi istanti, così la barca, il fiume di vetro, la casa, il fuoco, la corda, sono le metafore che compongono l’emisfero poetico di den Uyl costruito per “frammenti d’anima”, analogie che creano una gamma di corrispondenze, simmetrie e richiami. Dunque un vasto ma silente colloquio, tutto centrato sull’empatia. Mentre la forte carica emotiva delle sequenze è fermata in una serie di fotografie realizzate in occasione delle riprese. Gli scatti sono esposti nella hall della Tessilform insieme al costume di scena e alla naufraga barchetta, come le testimonianze oggettuali dell’operazione video.
gaia pasi
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