La città di Certaldo, dopo due fortunate stagioni espositive (2005 e 2006) a cura del compianto Maurizio Sciaccaluga, apre le porte ad una grande rassegna di arte contemporanea interamente dedicata alla ceramica. Concreta, a cura di Gian Lorenzo Anselmi e Susanna Busoni, nasce dall’incontro della ventennale esperienza della Scuola Internazionale di ceramica “La Meridiana”, sorta nelle campagne certaldesi alla metà degli anni Ottanta per volere del ceramista Pietro Elia Maddalena, e della sensibilità e professionalità della Galleria Gulliver – terre d’autore.
La ceramica per lungo tempo è stata relegata nell’ambito delle cosiddette arti minori o decorative, sia nei libri di storia dell’arte che nel circuito espositivo. A partire dal Novecento si assiste però ad un progressivo affrancamento da queste sottocategorie. Ad esempio è impossibile parlare di Liberty senza pensare alle ceramiche di Galileo Chini, oppure di Futurismo senza considerare il ruolo di rilievo che da allora acquisì la città di Albissola grazie ai suoi laboratori di ceramica. Infine non si può sorvolare sul talento ceramico di grandi artisti come Pablo Picasso, Paul Gauguin, Henri Matisse e Leoncillo.
Molti sono gli artisti che si sono cimentati con la ceramica, alcuni addirittura l’hanno eletta ad unica personale forma espressiva. La fascinazione che questo materiale esercita sugli artisti è essenzialmente legata al fatto che la terra, elemento di cui si compone, è estremamente malleabile, duttile, facile da piegare alle proprie esigenze. La ceramica purtroppo ancora oggi occupa un posto marginale nei luoghi ufficiali della cultura, ma nelle collezioni di arte contemporanea qualcosa si sta movendo, anche grazie a coraggiosi e avveduti galleristi. Ne è un esempio la mostra allestita a Certaldo, in cui i linguaggi espressi dagli artisti dialogano tra loro secondo i ritmi di un colloquio forse impossibile ma obbligato dalla felice, contigua e ravvicinata collocazione. La particolarità di questo evento è data dalla scelta di esporre esclusivamente opere scultoree e non oggetti d’uso, come ci si sarebbe potuto aspettare.
Il veneto Alessio Tasca (Nove, 1929) presenta opere realizzate fra gli anni Settanta e il 2002. Si tratta di sculture informali di grandi dimensioni, estrusioni in gres realizzate attraverso l’uso della trafila. Forme collassate, sezionate e compresse, quasi uscite da un’era post atomica, bruciacchiate, vissute e accartocciate su se stesse. Carlos Carlé (Oncativa, Argentina, 1928) espone grandi blocchi di gres, realizzati fra la fine degli anni Novanta ed il 2007, figurazioni geometriche primordiali –sfera, cubo e parallelepipedo– in tinte monocrome esaltate da patine e macchie di ossidi. La superficie di queste sculture alterna parti scabre a parti smaltate, determinando giochi di luce, di ombre ed effetti di grande poesia.
Adriano Leverone (Quiliano, 1953) invece, nelle opere presentate a Palazzo Pretorio abbandona la ricerca espressiva legata all’indagine dei fenomeni naturali e alle forme di derivazione vegetale, che caratterizza la sua produzione, per affrontare un’ispirazione zoomorfa. I Vicari (2007) sono presenze ieratiche caratterizzate da un’estrema semplificazione della forma e della linea. Presenze silenziose ma inquietanti. Enrico Stropparo (Tezze sul Brenta, 1953), tralasciate le modulazioni geometriche delle citazioni dei caratteri salienti dell’architettura veneziana, lavora in maniera ludica e dissacratoria sulle forme zoomorfe, utilizzando al contempo il tema della ciotola. Fonte di ispirazione i dieci personaggi del Decamerone di Giovanni Boccaccio, ognuno fortemente caratterizzato negli aspetti più tangibili del proprio carattere.
Sandro Lorenzini (Savona – 1948) prima di approdare alla ceramica ha lavorato per lungo tempo nell’ambito della scenografia teatrale. Questa esperienza si riflette ampiamente nei lavori esposti a Certaldo. Le Stanze (2007) sono dieci cilindri, collocati su altrettanti treppiedi metallici, raffiguranti verità chiuse che possono essere conosciute da angolazioni diverse soltanto attraverso strategiche aperture. Soltanto l’intervento dello specchio, collocato in alto, rende appieno tutta la verità. All’esterno grezzo dei cilindri fa da contrasto la lucentezza e la preziosità interna degli smalti. Infine, Paolo Staccioli (Scandicci – 1943) mette in scena l’Alcova del Vicario (2007) dove sono rappresentati guerrieri e viaggiatori, ovvero alcune delle tematiche più care all’artista. Si tratta di una composizione caratterizzata da leggerezza, grazia e ironia, dove la fantasia e l’onirico si congiungono con la tradizione e la ceramica si arricchisce di interventi grafici e pittorici. Il tutto in morbide tonalità pastello.
sara paradisi
mostra visitata il 5 luglio 2007
[exibart]
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ma che senso ha pubblicare il giorno 14 settembre una recensione di una mostra che chiude tre gironi dopo?
Eh,sì! in effetti pensavo di andarci, ma visto che tra due giorni chiude...mmmmm