Già di suo Montescudaio è immersa in un’atmosfera che oscilla tra realtà e irrealtà. Sembra quasi di essere tornati indietro nel tempo: il borgo antico è caratterizzato da vicoli, piccole chiese e discese e che conducono allo Spazio Minerva, piccolo ma curato con le sue pareti verdi e un’aria da laboratorio permanente. Qui si aprono i vasti mondi di Nicola Cioni e Enrico Vezzi. Gli artisti sono attenti osservatori del così detto reale, trasposto attraverso l’uso del video, della fotografia, digitale e non.
Nicola Cioni utilizza una serie di “effetti speciali” e stratagemmi tecnici accuratamente studiati: nella fotografia riesce a fare apparire reale quello che per il mondo sensibile è irreale, come in un film. Nel video l’irreale è contrappuntato da profili umani. Nel gioco di luci e ombre, di figure in controluce e di melting pot acustico sembra di approdare in altra dimensione, fatta di elementi tangibili ed effimeri. Un atmosfera del tutto surreale, sospesa in un mondo militaresco e misterioso.
Alle pareti il lavoro fotografico su scene di eroismo e azione. I cow-boys, gli indiani e i soldatini assumono ruoli importanti grazie ai primissimi piani. L’artista allestisce il set fotografico e quello cinematografico con “personaggi giocattolo” che prendono le sembianze degli astronauti dell’Apollo 13, degli avventurieri del Far West e dei soldati della guerra che si sta consumando, o di qualsiasi altra (sia reale sia immaginaria).
Enrico Vezzi compie un’operazione opposta muovendosi dalla realtà tangibile per approdare ad un universo che ha dell’iperuranio. L’artista, infatti, si immerge nel paesaggio di Montescudaio per arrivare alla sua personale visione del mondo. I mezzi utilizzati sono ancora il video e la fotografia, ma con esiti del tutto differenti. Figure riprese di schiena si muovono sicure nel borgo. Hanno le idee chiare, conoscono la direzione e sanno dove andare, fisicamente presenti nello spazio reale, ma distaccati, spiritualmente assenti dal mondo circostante. L’ideale conclusione -o l’ipotetico punto di partenza- di questo percorso video si trova nella fotografia digitale. I tre personaggi divengono fumetti nelle tre grandi stampe tratte dal video, sdrammatizzando così il malinconico meditare. Collocati in un punto panoramico di Montescudaio, osservatorio simbolo dell’universo, riflettono sul loro “io”: Dove arriva il mio sguardo finisce il mondo reale, dove arriva la mia mente inizia un’altra vita….
marta ascani
mostra vista il 25 settembre 2004
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