Categorie: toscana

fino al 18.V.2003 | Trans-figuration | Seravezza (lu), Palazzo Mediceo

di - 9 Maggio 2003

Come un fiume in piena. Trans-figuration è l’altra faccia dell’arte. Quella più vera e sofferta. E’ una miscela di stili e influenze diverse. E’ l’inquietudine, è l’oscillazione, è la storia di paesi che vivono al limite. Così anche i loro artisti diventano estremi.
In ogni opera c’è il tormento di un’esistenza minacciata, c’è il tentativo disperato di comunicare il proprio dolore. Nella speranza di fare breccia nella cappa di silenzio che porta indifferenza al di qua dell’oceano. Tutto questo avviene nel più violento dei modi possibili. Come un fiume in piena, appunto. Che travolge emotivamente lo spettatore. Perché la mostra a tratti dà i brividi. E scoprire che le scelte estetiche e formali sono al servizio del significato, non fa che aumentare il valore assoluto di ogni opera esposta.
Dodici artisti, dicevamo. Tutti diversi fra loro. Tra i messicani vale la pena ricordare per primo Victor Rodriguez. Dipinge in acrilico tele di grande formato. Iperrealista? Macché. A quelli siamo abituati. In lui c’è qualcosa di più. Sarà forse l’attenzione nella composizione (Don Quijote), oppure la dilatazione delle forme (Red Smile). Forse. Da vedere. Tra i connazionali ci sono anche Sergio Garaval, con le sue sculture lignee provocatorie e scioccanti, e le atmosfere circensi di Alejandro Colunga. Che incarna la contraddizione con la proposizione di tragiche associazioni visive. Restano le installazioni di Luis Miguel Suro, che piazza qua e là aspirine e cotton fioc formato gigante (chiara denuncia all’utilizzo di farmaci superflui) e armi di ceramica. Il ricordo cade immediato sulle armi glamour di Antonio Riello (intuizione comune o plagio malcelato?).
A Cuba il ritmo cambia. Se Gustavo Acosta preferisce la rappresentazione architettonica, Jose Bedia e Carlos Luna ripercorrono la storia nel recupero della tradizione. Più essenziale il primo, troppo barocco il secondo. Resta Luis Cruz Azaceta, riconoscibile dal tratto tribale.
Le migliori opere in mostra sono però firmate dai brasiliani. Prendiamo Vik Muniz, ad esempio. Critica il consumo di massa con geniali tele gastronomiche… dipinte con la cioccolata. Ora versandola goccia a goccia per definire un volto (Self Portait), ora marcando le ombre di una gloriosa formazione calcistica. Ma la violenza visivo-emotiva continua con il volto di Medusa creato con i resti di un piatto di bucatini al pomodoro. E mentre Valeska Soares dà voce a una scatola di metallo, da cui si leva un grido disperato, Ernesto Neto gonfia grossi sacchi di tela con polistirolo (con riferimenti più sessuali che sensuali). Adriana Varejao invece va oltre, dando consistenza e spessore alle sue tele. Dà loro una vita per poi privarle di nuovo dell’anima. Tortura le sue opere. Dal taglio obliquo sul ritratto si intravedono linee di sangue, il mare quieto è dilaniato fino a scoprirne le interiora, e brandelli di corpo umano sono disseminati un po’ ovunque su piatti di porcellana, mattonelle o tavole di appunti. Una sofferenza molto fisica, la sua. In cui è sintetizzato il fine ultimo dell’esposizione. Anzi, della trans-figurazione.

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gianluca testa
mostra visitata il 2 maggio 2003


Trans-figuration
Palazzo Mediceo, Seravezza (Lucca)
via del Palazzo
Fino al 18 maggio 2003
Orario: mar_dom 15-19.30
Ingresso libero
Catalogo in mostra, a cura di Jacopo Cannas e Sabrina Mattei (72 pp. – 10 euro)
Mostra a cura di Mirta Kozolchyk e Paola C. Gutt
tel. 0584 756100, fax 0584 757443, e-mail palazzomediceo@comune.seravezza.lucca.it


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