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20
maggio 2009
fino al 19.VII.2009 Green Platform Firenze, Cccs
toscana
Una piattaforma critica e composita. Che parla di sostenibilità, ambiente e comportamenti ecologici. La risposta alla drammatica emergenza planetaria viene dall’arte, novella portatrice di un pensiero verde. Ecco gli artisti eco-attivi...
Quanto disagio ecologico possiamo ancora sopportare? A fronte dell’emergenza ambientale in cui versa il pianeta, gli artisti si fanno promotori di una risposta coinvolgente. Da dove partire per salvare la Terra dal disastro ecologico? Non da un prontuario di regole, ma da una piattaforma di scambio. Per iniziare a riflettere e a prendere coscienza della complessità e dell’urgenza del dibattito.
Green Platform non è solo una messa in mostra di opere, ma un discorso che ha il carattere di un rizoma. Ogni via è possibile e percorribile, ogni linguaggio o processo creativo diviene strumento utile per innescare una reazione nello spettatore. Dalla denuncia sociale alla creazione con oggetti naturali, dall’indagine antropologico-culturale all’analisi scientifica, gli artisti si sbizzarriscono, svelando i differenti piani d’azione possibili.
Icona della mostra è l’albero sradicato di Katie Holten, i cui esili rami sono doppiamente chiusi nella morsa claustrofobica del nastro adesivo nero che li avvolge e comprime tra pavimento e soffitto in una stretta mortifera, che riflette la precaria e delicata condizione degli ecosistemi naturali. Il lavoro di Tue Greenfort porta invece all’attenzione del pubblico il problema della biodiversità, denunciando la piaga della medusa rosa, tra le più urticanti della sua specie, la cui riproduzione è in costante crescita nel Mediterraneo a causa dell’aumento delle temperature dei mari e della scomparsa di alcuni suoi predatori, decimati dalla pesca intensiva.
L’artista-demiurgo si spinge addirittura oltre, e propone progetti utopici in bilico fra arte e scienza, come quello presentato da Nikola Uzunovski (selezionato per rappresentare il padiglione macedone alla prossima Biennale di Venezia), volto a ricreare un sole artificiale in Paesi come la Lapponia, caratterizzati da un’assenza totale di luce solare durante i mesi invernali.
L’ecologia non è intesa solamente come scienza ambientale, ma rivela in questo contesto la sua valenza più ampia di nuovo pensiero sociale e filosofico, che deve abitare le crisi che viviamo. La crisi ecologica globale è infatti la manifestazione d’una crisi generale, che investe ogni ambito dell’esistenza umana.
Già la teoria ecosofica di Félix Guattari (che articola l’idea in tre ecologie distinte: ambientale, sociale e mentale) ha mostrato come i problemi ecologici vadano affrontati da tutti gli attori, in modo sinergico e lungimirante. E in questa prospettiva gli artisti, con la loro consapevolezza e lungimiranza, possono indicare la via che porta a un’ecologia della mente.
Green Platform non è solo una messa in mostra di opere, ma un discorso che ha il carattere di un rizoma. Ogni via è possibile e percorribile, ogni linguaggio o processo creativo diviene strumento utile per innescare una reazione nello spettatore. Dalla denuncia sociale alla creazione con oggetti naturali, dall’indagine antropologico-culturale all’analisi scientifica, gli artisti si sbizzarriscono, svelando i differenti piani d’azione possibili.
Icona della mostra è l’albero sradicato di Katie Holten, i cui esili rami sono doppiamente chiusi nella morsa claustrofobica del nastro adesivo nero che li avvolge e comprime tra pavimento e soffitto in una stretta mortifera, che riflette la precaria e delicata condizione degli ecosistemi naturali. Il lavoro di Tue Greenfort porta invece all’attenzione del pubblico il problema della biodiversità, denunciando la piaga della medusa rosa, tra le più urticanti della sua specie, la cui riproduzione è in costante crescita nel Mediterraneo a causa dell’aumento delle temperature dei mari e della scomparsa di alcuni suoi predatori, decimati dalla pesca intensiva.
L’artista-demiurgo si spinge addirittura oltre, e propone progetti utopici in bilico fra arte e scienza, come quello presentato da Nikola Uzunovski (selezionato per rappresentare il padiglione macedone alla prossima Biennale di Venezia), volto a ricreare un sole artificiale in Paesi come la Lapponia, caratterizzati da un’assenza totale di luce solare durante i mesi invernali.
L’ecologia non è intesa solamente come scienza ambientale, ma rivela in questo contesto la sua valenza più ampia di nuovo pensiero sociale e filosofico, che deve abitare le crisi che viviamo. La crisi ecologica globale è infatti la manifestazione d’una crisi generale, che investe ogni ambito dell’esistenza umana.
Già la teoria ecosofica di Félix Guattari (che articola l’idea in tre ecologie distinte: ambientale, sociale e mentale) ha mostrato come i problemi ecologici vadano affrontati da tutti gli attori, in modo sinergico e lungimirante. E in questa prospettiva gli artisti, con la loro consapevolezza e lungimiranza, possono indicare la via che porta a un’ecologia della mente.
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a cura di Lorenzo Giusti e Valentina Gensini
CCCS – Centro di Cultura Contemporanea Strozzina – Palazzo Strozzi
Piazza degli Strozzi, 1 (zona Palazzo Strozzi) – 50123 Firenze
Orario: da martedì a domenica ore 10-20; giovedì ore 10-23
Ingresso: intero € 5; ridotto € 4
Catalogo Moleskine
Info: tel. +39 0552776461; fax +39 0552646560; info@strozzina.it; www.strozzina.it
[exibart]
scusate ma gli altri artisti presenti in mostra? troppo poco cool per essere almeno citati?
Concordo con Andrea. Per info, ecco gli artisti di Green Platform: Alterazioni Video, Amy Balkin, Andrea Caretto e Raffaella Spagna, Michele Dantini, Ettore Favini, Futurefarmers, Tue Greenfort, Henrik Håkansson, Katie Holten, Dave Hullfish Bailey, Christiane Löhr, Dacia Manto, Lucy + Jorge Orta, Julian Rosefeldt, Carlotta Ruggieri, Superflex, Nicola Toffolini, Nikola Uzunovski
L’elenco degli artisti presenti in mostra si trova nella scheda tecnica linkata in calce alla recensione. Quest’ultima ha evidentemente un taglio, e nella fattispecie il recensore ha scelto tre artisti che sono, a suo avviso, particolarmente esemplari per discutere l’impianto della mostra. D’altra parte, se per ogni collettiva si analizzasse l’opera d’ogni artista presente, i pezzi si trasformerebbero in elenchi del telefono.