L’artista cubano, chiamato ad esporre nel padiglione della sua nazione d’origine alla prossima Biennale di Venezia, realizza per il centro espositivo di villa Pacchiani due installazioni pensate proprio per questo spazio.
A cinquant’anni dalla terribile alluvione che colpì Firenze e il cuore della Toscana, di cui fu vittima anche Santa Croce, José Yaque si confronta con questo drammatico episodio della storia recente e lo reinterpreta in modo autonomo. La memoria storica è il patrimonio di una comunità e Yaque in qualche modo se ne appropria intervenendo direttamente sul ricordo, sulle foto d’epoca, sulle testimonianze.
L’acqua e il fiume, l’Arno, sono sempre stati molto importanti per la vita della cittadina nota per l’attività conciaria delle pelli; ed è proprio l’acqua, la sua memoria, con il suo flusso impetuoso e distruttivo che è protagonista di Devenir. Come il fluire e il rifluire delle acque sono state alla base della trasformazione dell’ambiente colpito dall’alluvione, così il susseguirsi incessante di vite è l’elemento che caratterizza la continuità nella storia delle differenti civiltà. Ecco dunque che, nello spazio antistante la villa, Yaque propone filamenti di pelle e di tessuto misti a detriti, a rifiuti industriali, attorcigliati alle basi degli alberi, a ogni elemento verticale, allungati in grosse matasse come trasportati dalla furia dell’acqua, dal flusso distruttivo che in quel lontano novembre 1966 devastò tutta la zona. Si ha così l’effetto di un deflusso costellato da oggetti come scarpe, borse, zaini che accompagna verso l’ingresso del centro espositivo.
L’idea di erosione è intrinseca anche del modo di fare pittura di Yaque, infatti l’artista tende a stendere il colore con le mani quasi a scavarne dei solchi a eroderlo prima di avvolgere la tela in uno strato di pellicola trasparente quando il colore è ancora fresco così da ottenere lo stesso effetto che l’acqua e il vento hanno sulla superficie terrestre.
Nella sua permanenza a Santa Croce Yaque è rimasto colpito da una serie di foto d’epoca raffiguranti i disastri dell’alluvione e su alcune di esse è intervenuto a carboncino sottolineando ancora una volta il flusso e il riflusso delle acque.
La stretta connessione tra la forza modificatrice dell’acqua e l’ambiente è molto evidente anche in alcune fotografie che l’artista ha scattato direttamente a Santa Croce e nelle quali si crea quasi una fusione tra il corpo dell’artista e i materiali vegetali o i rifiuti della zona circostante.
Yaque riflette sul fiume che può essere sempre uguale a se stesso ma anche mutevole, amabile e portatore di vita ma anche temibile e distruttivo: quello che rimane è sempre il flusso vitale che sembra arrotolarsi attorno agli ostacoli che l’acqua incrocia nel suo cammino.
Nell’ampio vano al primo piano della villa si trova, invece, Alluvione d’Arno, l’altra installazione dal forte impatto. Qui il fruitore deve farsi strada, per poter proseguire nella visita dell’esposizione, attraverso un enorme accumulo di scarpe usate, accartocciate, sporche, sformate, quasi dovesse aprirsi un varco in un ambiente dopo il deflusso delle acque. Viene però anche alla mente il disagio dei flussi migratori che con la loro energia sono oggi una peculiarità della vita di Santa Croce.
Il tema dell’acqua, dell’assieparsi dei detriti lungo i fiumi e alla base dei piloni dei ponti era già stato esplorato da Yaque al Museo Nacional de Bellas Artes di La Habana a Cuba, utilizzando frammenti di oggetti recuperati dalle rive del fiume Almendares.
Le installazioni di Santa Croce sull’Arno sono state realizzate in collaborazione con alcuni studenti dell’Accademia di Belle Arti di Firenze che hanno partecipato alle fasi di progettazione e alla selezione e raccolta materiali presso Waste Recycling partner dell’operazione.
Enrica Ravenni
mostra visitata il 4 febbraio
Dal 4 febbraio al 2 aprile 2017
José Yaque, Alluvione d’Arno
Villa Pacchiani Centro Espositivo, P.zza Pier Paolo Pasolini, Santa Croce sull’Arno
Orario: da giovedì a domenica dalle 16.00 alle 19.00
Info: www.villapacchiani.wordpress.com