Si tratta di un progetto che nasce dalla collaborazione tra il Quartiere 4, l’Assessorato alla cultura del Comune di Firenze e il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato.
Per questa occasione sono stati messi a disposizione il chiostro e la limonaia di Villa Vogel e il loggiato con gli affreschi di Andrea del Castagno di Villa Carducci Pandolfini.
È un’atmosfera di attesa, quella che si respira addentrandosi nei percorsi di questo breve itinerario, in cui le opere rimandano costantemente al concetto di
tempo.
Nel caso di Zorio esso diviene l’aspetto fondamentale per far sì che le sue opere possano trasformarsi, mutare il loro aspetto originario in qualcosa la cui nuova essenza dipende esclusivamente dal trascorrere del tempo e da ciò che casualmente contribuisce a definirlo; in questo modo l’opera non si può mai definire conclusa, ma in costante divenire. Il tema ricorrente nelle opere di Zorio è infatti la trasformazione, una trasformazione che avviene, come nel caso dell’ ”appesa aggettante”, per opera di acidi. Questi reagiscono secondo una combinazione chimica che porterà, nel corso più o meno di un millennio, alla formazione di sali e cristalli.
In Marini il concetto di trasformazione ci viene costantemente suggerito dalle immagini che le sue opere evocano. Sembrano forme potenzialmente destinate a
diventare altro, come fermate durante l’atto della loro evoluzione. Spostano l’attenzione del visitatore verso il loro possibile divenire.
In “disseminazione” alcuni involucri pendenti da un albero si presentano quasi come fossero elementi organici, colti in uno stato di crescita; l’apparente contrasto tra il richiamo ad una forma vitale e l’artificialità del materiale che la compone è, di fatto, colmato dal desiderio di fondere due mondi possibili, reali.
Con questo intento Marini crea forme virtualmente esistenti, in parallelo con la vita.
È da notare come le opere dei due artisti interagiscano con il contesto che le ospita diventandone parte integrante, e lasciando una traccia significativa nella memoria di questi luoghi.
Paola Amadio
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Cara Paola Amadio l'opera in alto a sinistra è di Gilberto Zorio o di Andrea Marini? Cosa rappresenta? Gradirei una risposta. Grazie.
Cara Paola Amadio ti ringrazio della tua gentile risposta. L'opera "Involucri" di A.Marini mi ha colpito per quella specie di movimento che gli elementi sembra abbiano, non fermi , statici , ma vivi. Peccato che nell'articolo non si vede bene. Complimenti agli artisti e a te per il tuo articolo. Cari saluti. Maria
Cara Maria, l'opera a cui ti riferisci è di A. Marini e il suo nome è "Involucri" (sembrano attrarre, sembrano emettere). Io la trovo davvero molto bella.
Ho potuto vedere le foto ingrandite delle opere di Gilberto Zorio e Andrea Marini e così le ho viste bene, mi hanno colpito per l'austerità e la forza che scaturiscono da esse.
Opere che rimandano al concetto di tempo perchè possono trasformarsi col trascorrere del tempo
In disseminazione, di Andrea Marini, gli involucri pendenti da un albero non sono fermi e statici, sembrano vivi per la loro particolare forma che dà l'idea del movimento, quindi in parallelo con la vita.
La selva ha eleganza e potenza.
La stella e il giavellotto di Gilberto Zorio sono dotati di grazia e si trasformano nelle forme e nei materiali che li compongono.
Opere molto belle apprezzate dall'amatore e penso anche da chi, senza conoscenza dell'arte, le studia con lo sguardo per la loro originalità.
Bello l'articolo di Paola Amadio, complimenti a lei e agli artisti. Maria Pezzica