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Gauguin affermava che, a forza di andare a ritroso nel tempo, si era imbattuto nel giocattolo della sua infanzia, il buon cavallo di legno, mentre Picasso lamentava di aver impiegato una vita intera per tornare a disegnare come un bambino. E gli artisti italiani che rapporto hanno avuto con l’arte e il mondo infantile? Il tema è al centro di una mostra raffinata e rigorosa, come oggi è raro vederne, dal titolo L’artista bambino. Infanzia e primitivismi nell’arte italiana del primo ‘900, curata da Nadia Marchioni per la Fondazione Ragghianti negli spazi del Complesso monumentale di San Micheletto a Lucca (fino al 2 giugno 2019). Il progetto prende spunto da un saggio di Carlo Ludovico Ragghianti apparso sulla rivista «Critica d’arte» nel 1969 nel quale lo studioso lucchese attirava l’attenzione su alcuni artisti che nei primi decenni del Novecento si sono interessati al disegno infantile, all’arte medievale e popolare. La mostra, a cinquant’anni di distanza, riprende e approfondisce la questione. Il percorso espositivo, dopo un focus sull’universo infantile ritratto con partecipazione da Adriano Cecioni, si apre richiamando il volumetto pionieristico di Corrado Ricci su L’arte dei bambini, pubblicato a Bologna nel 1887. Il fascino esercitato da Ricci sugli artisti è immediato, come dimostra l’eccezionale dipinto di Vittorio Matteo Corcos che nel 1889 ritrae il critico teatrale Yorick, mentre cammina per strada lungo un muro ricoperto di graffiti infantili.
L’artista bambino. Infanzia e primitivismi nell’arte italiana del primo ‘900, vista della mostra
Un altro documento straordinario di questo precoce interesse è un bozzetto realizzato da Giacomo Balla per il quadro Fallimento (1902 circa), esposto insieme a un piccolo disegno preparatorio, a rivelare l’impegno profuso dall’artista nel ricreare i segni infantili tracciati col gesso sulla porta del negozio chiuso. Segue quindi un’ampia sezione dedicata a un pittore poco noto, Alberto Magri, che con gli amici “apuani” Lorenzo Viani e Adolfo Balduini, è stato un precursore nell’adottare stilemi infantili (e medievali), anche sotto la suggestione della poetica del “fanciullino” di Pascoli, altro riferimento essenziale per la cultura italiana. Un’altra ricca sezione illustra l’influenza esercitata da Soffici e Carrà nel diffondere in Italia il gusto per un’arte infantile e popolare, seguendo anche l’esempio del Doganiere Rousseau.
Interessanti poi i richiami all’illustrazione per l’infanzia e soprattutto ai disegni eseguiti da Carrà, Soffici, de Chirico e Sironi durante la Grande Guerra per i giornali di trincea, dominati da una cifra infantile. Con altre importanti presenze, quali Morandi, Tullio Garbari, Gigiotti Zanini, Cambellotti, Francalancia, Rosai, Birolli, Breveglieri, l’esposizione giunge alla fine degli anni Trenta, per concludersi col malinconico Carnevale dei poveri (1941) di Gianfilippo Usellini. Certo, in un panorama così articolato, sarebbe stato interessante includere dialetticamente anche Savinio, con la sua visione della tragedia dell’infanzia. Accompagna la mostra un bel catalogo (edizioni Fondazione Ragghianti) con testi critici della curatrice, di Paolo Bolpagni, direttore della Fondazione Ragghianti, di Silvio Balloni, Annamaria Ducci, Lucia Gasparini e Umberto Sereni.
Flavia Matitti
Mostra visitata il 16 marzo
Dal 17 marzo al 2 giugno 2019
L’artista bambino. Infanzia e primitivismi nell’arte italiana del primo ‘900
Fondazione Ragghianti
Complesso di San Micheletto, Via S. Micheletto 3, Lucca
Info: http://www.fondazioneragghianti.it